Perdite medie del 27,2% del fatturato per l’80,8% delle imprese con volumi fino 5 milioni di euro. E’ l’esito dell’analisi condotta su un campione di 12mila imprese (tra cui anche centinaia di aziende abruzzesi) dalla Cna nazionale al termine del 2020.
Manifatturiero e servizi sono “in cima alla lista dei danneggiati, e il solo comparto delle costruzioni è capace di opporre una certa resistenza, grazie alla spinta arrivata dal ‘superbonus 110%’ e il suo corredo di interventi avviati anche in Abruzzo per consolidamento antisismico e riqualificazione energetica”.
Per il settore manifatturiero, si legge in una nota della Cna Abruzzo, se il 78,1% delle imprese dichiara di aver subito una riduzione media del 26,2%, vi sono aree in cui la quota supera gli ottanta punti: abbigliamento, tessile e pelletteria (l’85,8% ha perso in media il 31,7% del fatturato), gioielleria (l’88,1% ha perso il 32,6%). La filiera prodotti per il tempo libero, che annovera articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, ha perso sul campo, nell’85,7% del campione, il 33,4%. Appena meno pesante la situazione per l’81,3% delle imprese della meccanica: perso il 24,4%.
Riduzioni meno estese hanno patito alimentari (il 62% delle imprese ha registrato calo fatturato del 23%) e serramenti: il 65,3% ha accusato una riduzione del volume d’affari del 23,5%.
Sono stati i servizi a pagare dazio più alto: l’86,4% delle imprese ha perso in media il 28,4% del fatturato. Si va dalla dimensione pressoché totale patita dall’area del benessere della persona (94% di parrucchieri ed estetica) alle tinto-lavanderie (92,4%) al trasporto persone (98,7%), e poi logistica (99,7%), ristorazione (92,5%), alloggio (90,9%), attività legate al tempo libero (88,5%) e intrattenimento (91,1%). In termini assoluti a patire maggiormente sono state le attività legate al turismo: trasporto persone, alloggio e ristorazione hanno perso da un terzo a più del 60% del fatturato. Perdite massicce anche per marketing, ricerche di mercato, sondaggi.
“Lo sforzo del Governo di ridurre di tre punti la soglia che dà diritto al ristoro – dice il presidente regionale di Cna Abruzzo, Savino Saraceni – pur apprezzabile, non sana il punto secondo cui la grande maggioranza delle imprese, pur avendo registrato una significativa flessione del fatturato, rimarrà esclusa dai nuovi indennizzi. Come bene ha fatto la nostra associazione a livello nazionale, sarebbe preferibile evitare la tagliola del 30%, sostituendola con un meccanismo a fasce, che riduca il beneficio da una certa soglia fino ad annullarlo per i valori di perdita inferiore alla media. Non possiamo accettare che le aspettative di milioni di imprenditori, di ricevere un sostegno adeguato alle perdite, vadano deluse. Potrebbe anche essere riconosciuto un importo non inferiore ai 2mila euro per erogare un indennizzo minimo, specie alle tante imprese che, per effetto del criterio codici Ateco, non hanno ottenuto alcun ristoro. In Abruzzo il mondo dell’artigianato subisce ancora gli effetti delle crisi precedenti, che si traducono nell’emissione di cartelle esattoriali e difficili rapporti con il sistema bancario per il credito. Dobbiamo fortificare questo sistema oggi, altrimenti rischiamo i tracollo quando anche misure di carattere sociale, come il blocco dei licenziamenti, saranno cancellate”.