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Finanza e affari, gli scenari dopo Messina Denaro

L'analisi della sociologa Alessandra Dino sulla "transizione"

Dalla dimensione criminale a quella finanziaria con il supporto della politica e dei poteri forti.

È la strada lungo la quale Cosa nostra potrà cercare la sopravvivenza dopo la morte di Matteo Messina Denaro. Di questo è convinta Alessandra Dino, che insegna sociologia della devianza all’università di Palermo e ha firmato vari saggi sulla mafia e sullo stesso Messina Denaro.

Proprio nell’ultimo boss stragista Alessandra Dino aveva intravisto da tempo il profilo di un nuovo Zarathustra, il superuomo in grado di impostare e governare la transizione mafiosa. “Lui pensava – dice la studiosa – di portare la mafia all’interno di uno scenario internazionale in cui Cosa nostra avrebbe potuto riprendere forza con il volto completamente modificato di una struttura federata con altre mafie e vicina a un modello americano legato ai segreti delle stragi e ai rapporti con la politica, la massoneria e i poteri forti”.

Ma per un’operazione del genere occorrono leader forti e capaci di governare il transito. “Sicuramente i fratelli Graviano – è il giudizio della sociologa – sarebbero in grado di svolgere questa parte, ma sono in carcere e chissà per quanto tempo vi resteranno. Però è strano che il loro portavoce abbia annunciato in anticipo l’arresto di Matteo Messina Denaro presentato quasi come un sacrificio alla divinità di Cosa nostra, il tributo da pagare per una nuova organizzazione”.

Ora che con Messina Denaro si chiude una lunga stagione criminale si fanno avanti, segnala Dino, nuovi soggetti in grado di muoversi al confine tra il lecito e l’illecito. “Giovani di famiglie mafiose hanno intrapreso studi e percorsi formativi per assumere le competenze di nuovi manager. E questa è una delle strade che per l’alta mafia si aprono sul dopo Messina Denaro”.

Per la ‘bassa mafia’ le prospettive lasciano pensare invece a un futuro più incerto per effetto delle pressioni delle forze dell’ordine che si sono fatte molto più forti e più efficaci. “Per questo – secondo Alessandra Dino – è più complicato riorganizzare il sistema come noi lo conosciamo e per questo si può ipotizzare che la sopravvivenza di Cosa nostra possa venire dalla prima strada. La seconda la trasformerebbe in una organizzazione criminale locale con caratteristiche molto più legate al territorio che a una dimensione più ampia“.

E il rapporto con la ‘ndrangheta? È pensabile che la mafia abbia perso terreno tanto da essere tributaria del potere delle cosche calabresi? Alessandra Dino non ha mai creduto alla subordinazione. E spiega: “Ci sono state fasi alterne. Ma c’è senz’altro e resta un legame fortissimo tra Cosa nostra e ‘Ndrangheta. Ce lo dicono i processi per le stragi del 1992 e del 1993. E va ricordato pure che Totò Riina andava in Calabria per mettere pace tra le cosche”.

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