«Ho ereditato debiti e tasse non pagate dalla vecchia gestione dello stabilimento dell’Acqua Santa Croce a Canistro (L’Aquila), questa è una vicenda che nasce dalla dichiarazione Iva relativa al 2007, quando il proprietario era Faroni, fatta dal sottoscritto, diventato nuovo proprietario nel 2008. Abbiamo fatto la dichiarazione Iva ma non abbiamo versato in una unica soluzione optando per la rateizzazione che è stata avviata».
Così il patron della Santa Croce S.p.A. Camillo Colella, in merito al sequestro preventivo di circa 20 milioni di euro eseguito stamani dalla Guardia di Finanza dell’Aquila su disposizione del Tribunale del capoluogo per il mancato versamento di importi Iva e delle imposte sui redditi.
«Attualmente è in corso anche l’iter per la rottamazione delle cartelle – continua Colella -. Inoltre buona parte della somma è oggetto di contenzioso di fronte alla Commissione tributaria. Il sequestro era stato emesso lo scorso anno poi annullato dal Riesame. E’ garantito dai beni del sottoscritto e non dalle risorse societarie come invece previsto in quello dello scorso anno annullato dal Riesame. Ora è stato riemesso: si tratta di un sequestro preventivo che garantisce in via provvisoria l’erario fino a quando non si estingue il debito. A quel punto verrà meno anche la responsabilità penale». Per Colella, «detto questo voglio sottolineare che la società è solida, tranquilla, operante e solvibile. Alla luce di tutto ciò continueremo la battaglia per vedere riconosciuti i nostri diritti rispetto a quanto stiamo subendo dalla Regione Abruzzo che ci ha messo illegittimamente i sigilli impedendoci anche di operare con la sorgente Fiuggino».
Fonte: Agi
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