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Flc-Cgil L’Aquila, serve legge speciale per scuole di montagna

Persi 1.700 alunni in quattro anni, calo di 466 unità quest'anno

“E’ fondamentale che si chieda e, finalmente si ottenga, una legge speciale sulle scuole di montagna perché i presidi scolastici restino aperti sul territorio”: a sottolinearlo è la Flc Cgil che a qualche giorno dall’inizio del nuovo anno scolastico 2025/26 si rende disponibile “a contribuire alla creazione di una rete di realtà politiche ed associative per la formulazione della richiesta di una legge sulle scuole di montagna che può, se non altro, arginare il declino del sistema scolastico nelle aree interne dove se lasci che chiuda la scuola hai chiuso il paese”.

“Sono ormai molti anni che la Flc Cgil della provincia dell’Aquila pone l’accento sulle reali criticità che investono il sistema di istruzione delle aree interne – spiega la segretaria generale Miriam Anna Del Biondo – quali riflesso e ricaduta di fenomeni diffusi di spopolamento, denatalità e perdita del sistema produttivo dei territori che si declina in assenza di possibilità occupazionali con conseguente spinta verso i centri più abitati”.

In provincia dell’Aquila per l’anno scolastico 2025-26 si registra un calo di alunni pari a 466 unità, negli ultimi quattro anni la perdita è stata di 1.700 unità.

“Sono anni che la nostra organizzazione sindacale ripete che i parametri nazionali – sottolinea la Del Biondo – non sono adeguati alla realtà del nostro territorio interno. Ci spingiamo oltre e chiediamo che la politica si faccia carico di chiedere un’attenzione al territorio che solo una legge speciale può riconoscere. Se ne è parlato già, come si parla troppo spesso delle aree interne senza che le parole evolvano mai in azione, riteniamo sia arrivato il momento di andare oltre”.
Secondo il sindacato “la qualità dell’abitare, di restare o di tornare passa per la qualità e la diffusione dei servizi essenziali che non sono più garantiti”. “La scuola – conclude la Del Biondo – può ancora rappresentare un motivo per non andarsene, ma intorno alla scuola è necessaria una rete di servizi che gradualmente sono stati dismessi. Una politica diffusa di accoglienza, asili nido, trasporto, mensa, presidio sanitario, edilizia scolastica innovativa e sicura, strutture sportive e culturali che possano permettere ad alunni e alunne dei paesi la stessa qualità della vita dei coetanei e delle coetanee, dovrebbero delineare una progettualità del territorio a cui non assistiamo se non random”.

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