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Fontecchio: ultimo weekend mostra d’arte

“Individuo plurale”,  ospitata nello splendido Palazzo Galli

Ultimi due giorni di apertura a Fontecchio, in provincia dell’Aquila, sabato 11 gennaio  e domenica 12 gennaio, dellla mostra di arte contemporanea “Individuo plurale”,  ospitata nello splendido Palazzo Galli, tornato nella disponibilità dopo il restauro post sisma, pronto ad accogliere attività economiche e un centro socio-culturale.Gli artisti che espongono sono tutti residenti a Fontecchio e sono l’iraniana Setareh Goodarzi, il messicano Erick Cuevas, in arte Nespy5euro, Debora Panaccione, Massimo Piunti, Francesca Racano, Nicolò Guarraci e Marco Rodomonti.

In particolare oggi, sabato, porte aperte dalle ore 16 e dalle ore 18 ci sarà il concerto de “I Temporali“, composto da Stefano Di Brisco, Luigi Pompei, Stefano Sbariggi, che proporranno  il loro repertorio, che riscontra sempre più seguito in Italia e all’estero, di electronic ambient, electronic cinematic, experimental electronic e rock score.

Per appuntamenti in altri orari, rispetto a quello che va dalle 16 alle 18 è possibile chiamare al numero 320.1729925 o al numero 333.5815081.

In un’ala di palazzo Galli, porte aperte anche del Fontecchio international airport, dell’artista americano Todd Thomas Brown, con 25 nuove opere esposte nella mostra “Inside the green of resilience”. Todd Brown è arrivato a Fontecchio nel 2020, dopo aver fondato a San Francisco la celebre Red Poppy Art House, e come spiega lo stesso artista la nuova mostra “descrive un processo incentrato su qualcosa di sorprendentemente accessibile a tutti: ognuno di noi sente profondamente e intimamente la consistenza di ciò che è sentirsi più vivo, o meno vivo. E possiamo identificare questa presenza negli altri, nelle piante, negli animali e negli interi ecosistemi. Un’opera d’arte è uno dei modi di aiutare a ricordare a se stessi e agli altri questo fatto, e quindi a ricordarci di ascoltare interiormente questo impulso di vita”.

Tornando alla mostra Individuo plurale, che ha già riscosso un ottimo successo di pubblico, Il percorso di visita   inizia con le opere di Setareh Goodarzi che sembra incapsulare la bellezza del paesaggio e l’evanescenza delle visioni interiori in opere che oscillano tra rappresentazione e astrazione. L’idea di utilizzare il paesaggio naturale come riferimento e di lasciare che l’intuizione guidi il processo creativo è davvero poetica. La transitorietà delle forme e dei colori invita a una riflessione profonda sulla percezione e sull’esperienza.

Nicolò Guarraci, d’altro canto, sembra sfidare le convenzioni artistiche con un approccio audace e colorato, che gioca con la figura e l’astrazione. La sua voglia di esprimere il soggettivo interiore attraverso un linguaggio visivo ribelle è rinfrescante. È interessante come l’assenza di telaio sia usata per dare libertà al colore, quasi per rappresentare un movimento continuo oltre i confini della tela.

Arriviamo poi all’installazione di Marco Rodomonti che propone una riflessione sul potere della suggestione di massa, sulla tensione tra individualismo e omologazione. Le sagome di cartone che guardano nello stesso punto simboleggiano l’influenza collettiva su ciascun individuo, suggerendo come, in contesti di forte pressione sociale o mediatica, le persone possano tendere a conformarsi a idee, valori o comportamenti dominanti.

Le opere di Francesca Racano presentano immagini mentali come “tracce” che si depositano nella memoria suggerendo un processo di riflessione e trasformazione, in cui le esperienze vissute si intrecciano con il ricordo. Questo approccio invita a riflettere su come i luoghi influenzino le nostre emozioni e il nostro pensiero. Le “leggerissime particelle” evocano l’idea di fragilità e fugacità, rendendo le esperienze ancora più preziose.

Nespy5euro (alias di Erick Cuevas) porta un tocco di surrealismo con la sua narrazione coinvolgente, attraverso la figura del nipote Achille e le sue storie stravaganti. Queste esperienze di creatività e immaginazione ci ricordano l’importanza di liberare il pensiero e di abbracciare l’assurdo, permettendoci di esplorare nuove dimensioni della fantasia.

Con le fotografie di Debora Panaccione si affrontano i temi della memoria e del tempo in modo tangibile, utilizzando le diapositive del padre per invitare a riflettere sul recupero dei ricordi. Le cornici irregolari e l’uso della carta riciclata evocano una sensazione di fragilità e intimità, sottolineando come la memoria possa essere scelta e reinterpretata, a volte incomprensibilmente.

Infine, Massimo Piunti cerca le radici della sua ispirazione nei cosiddetti “presidi umani perduti” percorrendo lungo le vie secondarie e raccogliendo le ragioni di persone che continuano a vivere e lavorare la terra in luoghi oramai quasi del tutto spopolati ma che per loro comunque costituiscono il mondo intero. La terra per Piunti diviene alla luce del suo percorso artistico un luogo della mente dove coltivare una spiritualità di confine, marginale, da dove scrutare con il telescopio dell’arte oltre i margini del mondo, verso l’impenetrabile mistero dell’esistenza.

Spiega infine la curatrice Valeria Pica: “il tema comune tra queste opere è proprio il legame tra l’individualità e l’esperienza collettiva, unito da una profonda riflessione su memoria, percezione e creatività. Il concetto di Individuo Plurale si riferisce a una possibile interpretazione dell’identità che sfida l’idea tradizionale di un singolo “io” stabile e autonomo. Invece, l’Individuo Plurale riconosce la complessità e la varietà degli aspetti che costituiscono la persona, suggerendo che ciascun individuo è composto da molteplici dimensioni, ruoli e narrazioni. L’Individuo Plurale rappresenta una chiave di lettura contemporanea dell’identità umana, opponendosi a visioni riduzioniste e statiche del sé e riconoscendo la ricchezza e la complessità dell’esperienza umana.

 

 

 

Comunicato stampa

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