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Gdf sequestra 3 milioni ad azienda carni del Pescarese

Sei persone denunciate, evasione per complessivi 7 milioni

Fatture false e contabilità artefatta per bistecche a buon mercato.

Le Fiamme Gialle di Pescara, con l’operazione “Mi Steak”, hanno scoperto una maxi-evasione fiscale nel settore della macellazione e del commercio delle carni, sequestrando 3 milioni di euro.

Sei le persone denunciate. I militari, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, hanno posto i sigilli a oltre 3 milioni illegalmente accumulati da una compagine societaria operante nel Pescarese. Il recupero del patrimonio ritenuto illecito è frutto di attività di verifica fiscale, nonché di indagini di polizia giudiziaria coordinate dalla Procura di Pescara.

L’impianto accusatorio è stato avallato dal Gip del Tribunale del capoluogo che ha emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente della cifra accumulata in maniera fraudolenta, cui è stata data esecuzione aggredendo le disponibilità finanziarie delle sei persone responsabili della maxi-evasione da 7 milioni: conti correnti, titoli e polizze assicurative.

Per anni la società ha risparmiato sul pagamento delle imposte e commercializzato prodotti a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato. Amministratori di fatto e di diritto, un prestanome e un commercialista, riferisce la Guardia di Finanza, erano avvezzi a commettere reati tributari come quelli contestati (previsti e puniti dagli articoli 2, 3, 4 e 5 del decreto 74/2000). Inizialmente, il metodo adottato erano fatture false create da una ‘bad company’ riconducibile alla stessa società, una vera e propria cartiera che fatturava alla società operativa del gruppo la vendita di migliaia di capi di bestiame e automezzi inesistenti. Poi un commercialista avrebbe ideato un impianto contabile incentrato su un doppio livello di artifici.

In una prima fase, nel sistema contabile venivano registrati acquisti maggiori di quelli reali per generare un falso credito Iva da adoperare per abbattere l’imposta da versare. Poi è stato posto in essere un ulteriore artifizio consistente nel contabilizzare falsi finanziamenti ai soci per importi corrispondenti all’indebito credito Iva, per far quadrare, ma solo formalmente, il bilancio d’esercizio.

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