Apprendiamo che il cosiddetto processo (“cosiddetto” perché il termine deriva dal latino processus – ‘avanzamento, progresso’) sull’acqua del Gran Sasso è stato rimandato nuovamente. A fine settembre. Ci ricorda il caso di quegli studenti svogliati ma forse un po’ capaci, che si rimandano, appunto, a settembre.
È quanto si legge in una nota della Segreteria H2O Abruzzo: il gruppo torna a commentare “l’ennesimo rinvio del processo”, “l’unico intentato per la situazione di rischio idrico arrivato – a furor di popolo – dopo la crisi idrica del maggio 2017”.
LA NOTA
Iniziamo, come cittadini che vorremmo tanto credere nelle Istituzioni, ad avere qualche dubbio sulle reali capacità in campo e quindi forse sarebbe meglio chiuderla lì e arrivare ad una bocciatura secca, in questo della magistratura.
Dopo:
-il surreale – per noi s’intende – sequestro cautelativo della sorgente d’acqua invece degli esperimenti irregolari dei Laboratori di Fisica Nucleare che, secondo la stessa Procura, la mettono a rischio, con la beffa di 80 litri al secondo di acqua potabile tolti ai teramani mentre gli esperimenti vanno avanti (che è come sequestrare il fiume e non il depuratore non a norma);
-dopo la scadenza imposta dalla regione di smantellare gli esperimenti irregolari entro il 31 dicembre 2020, termine scaduto senza alcun provvedimento per evitare disgrazie di ampia portata visto che si tratta di esperimenti irregolari con 2.992 tonnellate di sostanze pericolose che fanno classificare i laboratori “impianto a rischio di incidente rilevante”;
-dopo le acrobazie linguistiche per giungere – anche lì dopo due anni di rinvii e, addirittura, sparizioni di carte – ad un’archiviazione su altre inequivocabili irregolarità da noi segnalate con motivazioni che a noi sono sembrate più piroette linguistico-giuridiche che spiegazioni concrete dei fatti e delle criticità;
-dopo l’irrituale incontro tra Procuratore capo e presidente della Regione sullo stato del tunnel autostradale non messo a norma entro il 30 aprile 2019;
continua quindi quella che per noi è ormai una farsa, quella dei rinvii per l’unico processo intentato per la situazione di rischio idrico arrivato – a furor di popolo – dopo la crisi idrica del maggio 2017.
Tornando al parallelo con la scuola, ormai iniziano pure a scarseggiare le scuse, sempre più contorte.
Da quanto apprendiamo sarebbe stato difficile notificare per tempo (!) alle parti il cambio di sala causa covid. Un fenomeno, quello della pandemia, evidentemente ancora troppo poco noto nelle austere aule del Tribunale. Deve essere difficile in queste condizioni pensare di prendere per tempo le dovute precauzioni…
Ah, ah, ah.
La prossima volta suggeriamo quella del gas lasciato aperto.
Almeno così capiscono tutti e la prendiamo sportivamente senza perdere ulteriore tempo.