Tutte le storie hanno bisogno di essere raccontate, soprattutto quelle che insegnano qualcosa. Come la fiducia negli altri o la guerra che si spegne come una fiamma difettosa, quando l’amore di uno diventa l’amore di molti.
L’obiettivo prefissato, questa volta, per il grande cuore marsicano – che in questi preciso momento sta dimostrando tanto anche sul fronte Ucraina – è quello di radunare e raccogliere nel più breve temp possibile la cifra di 10 mila euro. Questo per permettere di non far cadere nel nulla e nel dimenticatoio la specifica forza morale di Enzo Ventimiglia, soccorritore ma soprattutto volontario in aiuto degli altri, volato in cielo a seguito di un tragico incidente stradale.
Enzo si era preso a cuore il destino – colpito duramente dalla casualità della vita – di Simone, caro amico del maglianese da una vita e finito su una sedia a rotelle con gravi danni neurologici permanenti. La morte improvvisa del 31enne, traumatica come traumatica può essere la fine di una giovane esistenza come la sua, piena di luce, ha bloccato anche il cammino di Simone, che aveva tanto bisogno del suo amico di vecchia data.
Per questo motivo, gli amici di Enzo chiedono aiuto alla cittadinanza della Marsica e dell’Abruzzo, con una raccolta fondi sponsorizzata on line. Per ora è si è già superata la metà dell’importo della cifra decisa dal gruppo di amici di Enzo per aiutare Simone e sua madre,. Una comitiva del suo paese natale ma anche di altri paesi marziani che ha condiviso con lui, nel tempo e nelle ore, missioni preziose anche di altruismo e di soccorso.
Sorrisi, lacrime e visioni di vita futura. Quella vita futura che proprio a lui, a Enzo, è stata strappata via di netto con un colpo secco di forbici. La storia di Enzo e Simone è stata ripercorsa dai suoi amici in questo post.
“Un mattino avvolto ancora nella rugiada e quel forte odore d’erba e muschio che preme sulle suole. L’aria espirata dalla bocca che condensa e poi, davanti a me, sentieri di neve e roccia, pezzi d’osso che, come scapole, sporgono dalla signora montagna, ammantata qua e là da merletti ghiacciati; e più in alto, vele spiegate al vento, costoni aguzzi figli di secoli di assestamento brutale che borbottano come acufeni fastidiosi e rispondono sfrontati e tronfi, chiedendo rispetto tra le nicchie di avvolgente bellezza su cui posare mani e piedi, e la stanchezza, ed il cuore, tutto. Nel salire, la preghiera di arrivare sulla sommità, ma, più di ogni altra cosa, la preghiera della saggezza, del sapersi misurare col sé solo; ed ancora, il disprezzo della fretta, l’arte dei piccoli passi, del silenzio, la capacità della meraviglia. Una volta in cima, la grandezza del creato e la piccolezza dell’uomo che ringrazia, che chiede scusa, che si fa testimone e partecipe del miracolo di una natura che governa senza peccati. Tutto questo vedeva Enzo Ventimiglia quando era sulle sue montagne, sul suo amato Velino, e questo avrebbe voluto continuare a vedere se la morte non lo avesse strappato a ciò che aveva di più caro. Aveva la montagna, Enzo, sua grande passione, per la quale viveva e lavorava, come Vice Comandante del Soccorso Alpino, mettendo a disposizione degli altri le sue conoscenze ed il suo gran cuore. Eh già, aveva anche un gran cuore, Enzo, ed un profondo senso di dedizione, verso tutti in generale ma, soprattutto, verso un giovane ragazzo anch’egli innamorato della montagna, come lui affascinato dagli impervi sentieri che conducono all’apice del blu. A Simone, questo il suo nome, Enzo offrirà tutto il suo sostegno ed energie nel periodo successivo al tremendo incidente che li vedrà coinvolti entrambi sul Gran Sasso nel 2020. Come nella peggior trama di un film di avventura ricco di suspense ed effetti speciali, ma nella amara consapevolezza che non si tratti di finzione ma di tragica realtà, l’esito drammatico di quell’evento porterà il giovane Simone, il caro amico di Enzo, su una sedia a rotelle con gravi danni neurologici permanenti. Da quel momento, Enzo si prenderà cura, economicamente e affettivamente, di Simone, traendo dallo strazio la forza, dall’amore la speranza, dalla presenza un esempio di valori, per tutti”.
Simone ora ha bisogno di una grande mano. Di gambe che siano un po’ come quelle che gli aveva prestato il suo amico Enzo.
Perché di chilometri ancora dovrà farne, grazie all’animo umano che sa donare quando serve.