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Il colonnello Rosa Vinciguerra a “Donne in Armi”

Il capo della Sezione “Pari opportunità e prospettive di genere” dello Stato Maggiore della Difesa, intervenuta al convegno “Donne in armi” organizzato ieri pomeriggio dal Co.re.com. Abruzzo

Appena è stato aperto l’ingresso nelle forze armate alle donne, nel 1999, tutto quello che la gente si chiedeva era se potessimo indossare gli orecchini o tagliare i capelli. Nessuno che si chiedesse quale fosse l’apporto vero che noi donne potevamo dare al sistema, di unico e prezioso”.

É iniziata così la testimonianza del tenente colonnello Rosa Vinciguerra, capo della Sezione “Pari opportunità e prospettive di genere” dello Stato Maggiore della Difesa, intervenuta al convegno “Donne in armi” organizzato ieri pomeriggio dal Co.re.com. Abruzzo, a ridosso della giornata contro la violenza sulle donne.

L’apporto unico delle donne è, invece, oggi chiaro ed evidente a tutti, anche se la società deve ancora migliorare sotto molti aspetti. “Le forze armate sono avanti nelle pari opportunità, le donne sono allo stesso livello degli uomini – ha spiegato la Vinciguerra -. La parità sostanziale ancora non c’è e su questo ci deve aiutare il sistema Paese, soprattutto in relazione all’organizzazione familiare. Se un uomo militare parte in missione (in genere per 6 mesi, ndr) la famiglia sarà in difficoltà, ma sopravvivrà. Se una donna parte in missione, il sistema famiglia scoppia. Ecco, su questo bisogna lavorare ancora”.

“Nelle risoluzioni delle Nazioni Unite – ha spiegato il Tenente Colonello – c’è l’indicazione di incaricare militari donne di entrare in contatto con le donne dei territori, scenari di guerra. Un’attenzione specifica al fine di ottenere il coinvolgimento della popolazione locale, anche nei tavoli di ricostruzione sociale e per proteggere le donne dagli stupri di guerra”.

Testimonianze di tenacia e di forza hanno portato anche le altre relatrici al tavolo.

Come il tenente di vascello Ylenia Ritucci, comandante della Capitaneria di Porto Civitanova Marche, donna e mamma. “Ormai lavorare per noi donne in un mondo maschile è naturale”, ha detto, ma le difficoltà sono molto maggiori: “sono mamma di un bimbo di 18 mesi, le difficoltà iniziali nel rientro a lavoro dopo la gravidanza sono state tantissime, amplificate anche dal covid. Con tantissimi sacrifici ed altrettanta tenacia riusciamo nei nostri obiettivi”.

Significativo anche l’intervento della giornalista Sarina Biraghi, già direttore del Tempo e ora firma de La Verità. “Se nelle forze armate vedo un grande progresso, sia per risoluzioni internazionali che per leggi nostre, non lo vedo in altre organizzazioni. Il soffitto di cristallo lo abbiamo rotto, ma le schegge ci hanno colpito. Ogni giorno le donne devono dimostrare di più degli uomini sul posto di lavoro e impegnarsi ancora di più per tenere saldi i propri sistemi familiari”.

“Ho avuto modo di vedere quali sono le condizioni di vita delle donne in quelle aree del modo in cui ci sono conflitti, in cui le donne sono relegate a una condizione di assoluta inferiorità”, ha affermato Emma Evangelista, anche lei giornalista e anche lei abruzzese, che ha condotto un lavoro sul campo per conto delle Forze Armate. “Ci sono dei paesi dove le donne non possono neanche permettersi di pensare di essere libere. Nella scala di considerazione vengono dopo i cani, cioè in famiglia mangiano che hanno mangiato i cani. La stampa ne parla solo quando ci sono eventi di cronaca clamorosi, ma queste situazioni di grandissima sofferenza sono raccontate raramente”.

Il Corecom, composto dal presidente Giuseppe La Rana ed i componenti Roberta Galeotti e Gaetano Di Tommaso, ha organizzato l’evento sulla scia del Protocollo d’intesa ‘Donne e Media’ voluto dall’AgCom e siglato con l’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, ieri rappresentato dal suo Presidente Stefano Pallotta; la Commissione Pari Opportunità, rappresentata dalla presidente Maria Franca D’Agostino e la vice presidente Rosa Pestilli, ed il sindacato dei giornalisti.

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