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Il governo Meloni e i decreti omnibus

Negli scorsi giorni si è molto discusso dell’introduzione all’interno del decreto Pnrr quater di una norma relativa al tema dell’aborto

La scorsa settimana è stata pubblicata in gazzetta ufficiale la legge di conversione del decreto Pnrr quater. Malgrado l’importanza del provvedimento per diversi aspetti del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il dibattito politico si è concentrato sull’approvazione di un emendamento sui servizi nei consultori.

 

L’articolo introdotto – scrive Openpolissi inserisce quindi nella disciplina che regola l’aborto, una materia particolarmente sensibile da un punto di vista politico, che peraltro ha ben poco a che fare con l’oggetto del decreto in conversione.

D’altronde, come denunciamo da anni, il ricorso sempre più frequente ai decreti legge supera spesso i limiti che sarebbero previsti dall’ordinamento.

I decreti legge sono atti aventi forza di legge emanati dall’esecutivo e immediatamente efficaci. Dovrebbero affrontare situazioni straordinarie e urgenti ma spesso sono utilizzati per questioni politiche.

Da un lato infatti la costituzione stabilisce che i decreti legge dovrebbero essere limitati a “casi straordinari di necessità e di urgenza” (articolo 77). Dall’altro la legge 400/1988 (articolo 15) stabilisce che “il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo”. Quando questo non avviene ci troviamo di fronte a quelli che vengono definiti decreti omnibus.

 

Il ricorso ai decreti omnibus è da sempre considerato una cattiva pratica tuttavia, come abbiamo visto in un recente approfondimento, con la sentenza 251/2023 la corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di una norma estranea alla materia principale del decreto, inserita nel corso della sua conversione in legge.

 

Il ricorso ai decreti omnibus nella XIX legislatura

 

Dall’inizio della legislatura sono stati già 50 i decreti legge emanati dal governo Meloni e convertiti dal parlamento. Il ricorso eccessivo a questo strumento non è certo una specificità dell’attuale esecutivo, ma piuttosto una dinamica che caratterizza l’attività legislativa da ormai molti anni.

 

Resta il fatto però che l’esecutivo in carica è quello che ne ha fatto un uso più frequente,almeno negli ultimi 15 anni. Come se non bastasse poi il 40% dei decreti convertiti in legge sono appunto decreti omnibus.

 

Ma oltre ad essere numerosi si tratta anche di atti particolarmente importanti. Di questi 20 in effetti ben 14 sono classificati come atti chiave su Openparlamento.

 

A riprova di questo è interessante osservare come solo 3 decreti omnibus siano stati approvati senza alcun voto di fiducia. Al contrario in 6 casi è stata posta la fiducia in una delle due camere e 11 volte in entrambe.

 

Il ricorso ai decreti omnibus peraltro non accenna a diminuire, anzi. Basti considerare che nel 2024 ne sono già stati convertiti in legge 5.

Eppure, dopo la recente sentenza della corte costituzionale, questo fenomeno non rappresenta più solo una pratica deprecabile. Il rischio infatti è che questi provvedimenti possano essere considerati illegittimi dalla consulta, quantomeno nelle parti estranee alla materia principale del testo. Un elemento che crea una condizione di incertezza sull’effettiva stabilità delle norme.

 

I decreti omnibus e l’intervento parlamentare

 

Talvolta i decreti omnibus sono tali già dal momento in cui vengono emanati dal consiglio dei ministri. Altre volte invece è il parlamento, nel corso del processo di conversione in legge, a introdurre elementi estranei alla natura del provvedimento.

 

D’altronde questo può essere considerato, almeno in parte, come un effetto collaterale dell’alto numero di decreti legge emanati dal governo. Detta pratica infatti costringe il parlamento a dedicare gran parte della sua attività alla conversione in legge dei decreti nei tempi previsti. Questo perché la costituzione stabilisce che se non vengono convertiti entro 60 giorni i decreti perdono di efficacia. E non solo da quel momento, ma fin dalla loro emanazione.

 

La discussione nelle commissioni e in aula, durante l’iter di conversione in legge dei decreti, rappresenta dunque il momento in cui i parlamentari possono dire la loro, proponendo e adottando degli emendamenti.

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