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Il Liceo “Vitruvio” compie 65 anni

Ricordi ed emozioni tra passato e presente

Il Liceo “Marco Vitruvio Pollione” di Avezzano compie gli anni!
Sono 65 dalla sua istituzione. Un’età importante che, lungi dal far pensare alla pensione, desta riflessioni, muove ricordi nascosti nelle pieghe invisibili dell’anima, proietta ancora in avanti per la realizzazione di nuovi progetti e il raggiungimento di più importanti traguardi.
65… 65 anni che il “Vitruvio” crea legami e amicizie, scopre talenti, accompagna giovani vite al trampolino di lancio verso l’età adulta. 65 anni in cui docenti e alunni si sono succeduti tra i banchi, hanno percorso corridoi di una scuola che per tutti è divenuta un luogo dell’anima, un posto in cui sentirsi a casa… un luogo per cui provare “nostalgia”.
Abbiamo voluto ripercorrerne i passi, sfogliando le pagine della memoria, attraverso YAWP, il giornale d’istituto, in cui, nel numero speciale dedicato interamente al 65°, la redazione ha fatto un viaggio nel tempo, arrivando fino ad oggi, attraverso i progetti e i momenti salienti che hanno caratterizzato il Liceo avezzanese dalla Settimana Scientifica, ai progetti teatrali (Teatro in lingua, Teatro Latino, Teatro dei colori, Antigone), al Nevermore, agli incontri con gli scrittori, alle giornate sulla legalità e a quelle contro il bullismo, alle manifestazioni per la ricostruzione, ai tanti volti incontrati, alle tante voci ascoltate che hanno “IN – segnato”, segnato nell’anima per sempre, disegnando orizzonti e sogni.
Abbiamo ascoltato le ragazze della redazione per raccogliere la loro testimonianza su una scuola che, a dispetto dell’età, non è invecchiata, cambiata forse, perché tutto si muove insieme al tempo, ma che è ancora giovane nel far sentire il proprio “urlo barbarico” che esprime libertà e voglia di essere costruttori di futuro e di speranza.

65° del “Vitruvio”, un momento importante che avete ripercorso a ritroso: che sensazioni avete provato nel raccontarne la storia?

“Nonostante fossi già molto orgogliosa di essere Vitruviana – ci dice Cristel – questa ricerca ha di sicuro incrementato il mio orgoglio studentesco ed il mio senso di appartenenza alla bellissima comunità che si è sviluppata intorno, rendendo lo Scientifico di Avezzano molto più di un’istituzione, in un’indagine di scala minore, ma di certo più diretta e più intima”.

E Aurora ci confida: “Attraverso i racconti degli intervistati, ad esempio di ex-alunni come mia sorella (Annalaura, ndr) e degli insegnanti, ho avuto modo di inquadrare tutti i suoi cambiamenti. Quella che prima appariva come un’istituzione statica ed eterna è diventata di fronte ai miei occhi un insieme pulsante di proposte, progetti, decisioni… insomma, di… persone”.

Che effetto vi ha fatto essere state scelte per il delicato compito di narrare il “Vitruvio”?

“Ho scritto l’articolo sulla storia della settimana scientifica – interviene Leila – e di sicuro ho sentito un senso di responsabilità non indifferente, essendo l’evento più rappresentativo ed infatti tra i pochi ancora in vigore. Come sempre scrivere per Yawp mi ha permesso di affrontare questa sensazione e di viverla, se non con leggerezza, con l’orgoglio che rende possibile il livello di qualità ormai standard del nostro giornale”.

Come avete organizzato il lavoro?

Questa volta è Giulia a rispondere: “L’organizzazione ha aderito al paradigma già affermato: ci lasciamo guidare dalla passione per intercettare un argomento da portare, ci riuniamo in coppie o in gruppi per esplorarlo, lo facciamo approvare dalle professoresse per assicurarci non sia già stato trattato di recente e per ottenere consigli su come impostare la scrittura, per poi dividerci i compiti autonomamente e metterci all’opera. C’è chi guida l’azione, chi ricerca, chi scrive lo scheletro, chi arricchisce, ma anche chi illustra, sceglie o scatta foto, impagina, revisiona… il tutto in un lavoro sinergico e globale che ci permette di andare oltre semplici ruoli e di imparare a 360° non solo ad esprimerci, ma soprattutto come saperci far ascoltare”.

Avendo conosciuto meglio la vostra scuola, percepite il senso di appartenenza ad una grande famiglia da cui non si esce mai – “un Vitruviano è per sempre”, non a caso, è il nostro motto-?

“Il senso di appartenenza è di sicuro molto forte – dicono in risposta corale Cristel, Leila, Aurora e Giulia – addirittura amplificato dalle attività extracurriculari – tra cui, ovviamente Yawp – che ci uniscono e migliorano, ci fanno imparare ed emozionare, tanto il pomeriggio quanto la mattina. anche dalle interviste di “a volte ritornano”, la rubrica dove ex-alunni si raccontano, oltre ad indubbia ispirazione e spunti professionali, troviamo un buon senso di orgoglio che ci ricorda quanto essere vitruviani sia, appunto, per sempre”.

Quali progetti del passato hanno suscitato di più il vostro interesse?

“Ho visto il Nevermore da piccola, e ne sono rimasta profondamente colpita – è Aurora a parlare-. Ancora sento di dire che è stato un vero valore aggiunto, una ventata di freschezza che si apriva sul territorio a partire mondo, veicolando emozioni attraverso arti performative troppo poco valorizzate nel Liceo”.

Prende la parola Cristel che ci parla del suo incontro con Billy, protagonista del progetto contro il bullismo: “Ho intervistato la prof.ssa D’innocenzo Annamaria e ho subito avvertito l’importanza ed il coinvolgimento emotivo che gli alunni provavano partecipando all’iniziativa “Billy non è bullo”, raffigurante la realtà nuda e cruda del bullismo e delle sue conseguenze su carnefici e vittime, queste ultime a volte persino uscite allo scoperto proprio grazie a questo progetto. Momenti commoventi, ma assolutamente necessari che ci ricordano il valore assoluto della solidarietà”.

Leila racconta il suo incontro con “Gli scrittori si raccontano”, un progetto che ha fatto sì che i vitruviani incontrassero autori come Erri De Luca e Donatella Di Pietrantonio: “Sono venuta a conoscenza delle conferenze “gli scrittori si raccontano” e sono stata colpita dalla potenza di questi incontri, dove gli alunni avevano la preziosa possibilità di venire a conoscenza e a contatto con gli autori dei libri che hanno letto, permettendo di sviluppare lo spirito critico di ognuno e di attualizzare la professione dello scrittore così come del giornalista, troppo spesso reputate anacronistiche”.

Come ci si sente a far parte della redazione di YAWP?

“Sono orgogliosa ed onorata di poter contribuire in tale misura e di poter vivere a pieno l’esperienza Yawp – risponde senza esitazione Giulia -. La possibilità di leggere in anteprima il giornale abituandosi ad uno sguardo critico sul contenuto, la retorica e la linguistica è profondamente arricchente, affermando in noi quelle competenze necessarie di apprendimento trasversale, rielaborazione personale ed espressione efficace”.

Interviene anche Ilaria, studentessa del 5° anno, ormai prossima al diploma che, come un fiume in piena ha voglia di condividere la sua esperienza nel “Vitruvio” e in YAWP:

“Ricordo ancora – era appena iniziato il primo superiore – io agitatissima ed in preda ad emozioni contrastanti, ma già mi sentivo una Vitruviana. Il Covid si era diffuso già da svariati mesi, per questo abbiamo dovuto svolgere le lezioni in didattica a distanza, purtroppo senza avere da subito la possibilità di conoscere meglio i nostri compagni di classe o semplicemente fare amicizie tra i corridoi.
Ma cosa c’entra con il mio percorso con il giornalino scolastico?
Ero a conoscenza di questa attività extracurricolare che si poteva svolgere anche nella situazione che eravamo destinati a vivere; dunque, decisi di partecipare per pura curiosità e voglia di scoprire.
Si è rivelata essere una delle scelte migliori della mia vita – continua Ilaria senza nascondere la sua emozione e commozione-. È stato dal primo momento il mio porto sicuro, giorno dopo giorno, mattonella dopo mattonella; ha contribuito a costruire la mia casa, me stessa. I primi anni mi facevo mangiare dalle preoccupazioni, dalla paura di sbagliare a scrivere, di andare fuori tema, di scegliere argomenti troppo banali, di espormi troppo o di essere inadeguata… Tutti i miei timori si sono affievoliti grazie al giornale scolastico, perché ho capito che non esistono argomenti banali ma dipende dal taglio impattante che tu riesci a dare; con il giornale non ti senti mai inadeguato, peggiore o migliore di qualcun altro, questo perché qui c’è spazio per tutti, ed ognuno di noi può esprimere attraverso la scrittura, il disegno, la poesia, la fotografia ciò che sente di essere e di voler suscitare.
Dico di aver costruito il mio mondo, la mia “casa” perché il giornale scolastico ha contribuito notevolmente a farmi comprendere le mie inclinazioni, ad ampliare le mie capacità comunicative, tecnologiche, di ascolto, sociali e soprattutto mi ha insegnato a mettermi alla prova, avendo sempre paura di sbagliare, ma consapevole del fatto che l’errore l’avrei sfruttato per migliorarmi. Le emozioni che ho provato in questi anni nell’intervistare grandi personaggi come Emma Marrone, Fontana e altri, sono indescrivibili: l’adrenalina che vagava per tutto il mio corpo nel momento in cui mi impegnavo nello scrivere un articolo di rilevante importanza, la felicità che percepivo quando sapevo di aver la possibilità di curiosare ed approfondire un determinato argomento di mio interesse, la soddisfazione degli ultimi anni nel vedere notevoli miglioramenti nella stesura dell’ articolo. Sono emozioni che non si scordano facilmente ed io, ora che sono ad un passo dal varcare per sempre la porta d’uscita del Vitruvio, posso dire con certezza che rimarranno indelebili nel mio cuore.
Il giornale non è solo scrittura, non è solo redigere un articolo, non si tratta solo di una semplice fotografia, un disegno o di una poesia, si parla di collaborazione, organizzazione, di sentimenti e di passioni diversi per ognuno, di coltivare le nostre abilità per costruire la versione migliore di noi stessi.
Buttatevi – conclude la studentessa – cogliete l’attimo e qualsiasi tipo di attività che questa scuola offre per non perdere mai la brama di scoprire, di essere curiosi e di conoscere noi stessi, vi assicuro che non ve ne pentirete…
A malincuore saluto il Vitruvio, ma sono grata a “Lui” per avermi offerto la possibilità di vivere infinite esperienze che hanno segnato la mia persona e posto le basi per affrontare il mio futuro”.

Come vi siete rapportati con gli ex Vitruviani -docenti e alunni-? Avete percepito anche in loro l’orgoglio di essere “un vitruviano per sempre”?

“Durante questi cinque anni – risponde Beatrice, anche lei studentessa del 5°- noi ragazzi frequentanti il progetto del giornale scolastico abbiamo avuto la possibilità di incontrare ed intervistare ex alunni e anche qualche ex docente del Vitruvio, ed ogni volta mi ha colpito quanto fosse forte, in loro, il senso di appartenenza alla nostra scuola. Quando parlavano dei loro anni qui, lo facevano sempre con un sorriso nostalgico, causato dalle esperienze e dai bei momenti vissuti tra queste mura. Alcuni ci hanno raccontato come il Vitruvio li abbia aiutati a scoprire la loro strada e di come gli anni passati qui li abbiano aiutati a formarsi e a superare tanti momenti difficili. In tutti ho percepito un filo invisibile che li legava ancora a questa scuola, come se una parte di loro non se ne fosse mai andata davvero.
Anche io, ora che sono all’ultimo anno – continua Beatrice con un già presente sentimento di nostalgia-, inizio a capire cosa significhi davvero essere “un vitruviano per sempre”. Non è solo una frase, ma un modo di sentire: l’orgoglio di aver fatto parte di una comunità che ti accompagna e ti forma, dentro e fuori dall’aula. E sapere che questo legame continua anche dopo, mi fa sentire meno sola di fronte al futuro.

Chi quest’anno si diplomerà sente profondamente questo senso di appartenenza?

Beatrice e Ilaria rispondono all’unisono: “Dopo cinque anni trascorsi in questa scuola, tra pianti e risate, sentire un forte senso di appartenenza è inevitabile! Pensare che tra pochi giorni, poche ore, tutto questo – i corridoi, le risate tra una lezione e l’altra, le ansie condivise prima delle verifiche – diventerà un ricordo, ci incuriosisce ma allo stesso tempo ci lascia con un po’ di nostalgia. Ci sentiamo parte di qualcosa che ci ha aiutati a crescere e maturare tanto. Non solo come studenti, ma come persone. Siamo entrati per la prima volta nel Vitruvio quando eravamo solamente ragazzini e ora lo stiamo lasciando andare con una nuova consapevolezza, con delle cicatrici forse, ma anche con una forza diversa.
Appartenenza… – concludono -, è la parola giusta per descrivere il legame che ci lega a questa scuola, che in fondo, è anche casa. Una casa fatta di persone, momenti, parole, silenzi. E sì… ci sentiamo parte di tutto questo. Profondamente”.

Un 65° anniversario celebrato all’insegna del ricordo che si fa segno e presenza nella pagina scritta di YAWP che, guidato dalla passione, dalla professionalità, dal cuore e dal sorriso delle docenti Di Biase Claudia e D’Innocenzo Raffaella”, compie quest’anno 10 anni e che ha aiutato tanti ragazzi a trovare sé stessi, così come il “Vitruvio” ha fatto scoprire talenti e passioni per arricchire il mondo “fuori” e ha instillato in tutti la consapevolezza profonda che attraversare di nuovo quelle porte è un ritorno a casa.

Abbiamo rivolto un’ultima domanda alla Dirigente Scolastica, prof.ssa Nicolina Tania Ulisse:

Come vive il liceo “Vitruvio”?

“Il Vitruvio a poco a poco si sta trasformando in uno scrigno di ricordi. Ci sono stata da docente, ci sono tornata da Dirigente. È cambiato il ruolo, ma non l’affetto che nutro per questa comunità scolastica accogliente e vivace. Sì, sono orgogliosamente una vitruviana e, si sa… un vitruviano è per sempre!”

YAWP NUMERO TRE ANNO 10 – CELEBRAZIONE DEI 65 ANNI DEL LICEO SCIENTIFICO “M. VITRUVIO P.”

Comunicato stampa

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