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Il presidente Marsilio scrive a D’Alfonso: “Senatore, si vergogni”

Lettera aperta dell'attuale governatore della Regione Abruzzo all'ex sui fondi Masterplan rimodulati: "Lei non si deve permettere di cavalcare questa campagna elettorale perché è un Parlamentare. Diciamo una volta per tutte le cose come stanno".

Altopiano Rocche, Marsilio in visita agli impianti sciistici

Il governatore della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, scrive una lettera aperta all’ex D’Alfonso, attuale senatore del PD. L’argomento tirato in ballo e spinoso è quello relativo ai famosi fondi Masterplan Abruzzo, rimodulati per le prossime annualità.

Di seguito, il testo integrale della lettera:

Senatore D’Alfonso, si vergogni. Da settimane il suo partito conduce una dissennata campagna contro l’accordo firmato con il ministro Provenzano per la riprogrammazione dei fondi europei e nazionali. Accordo ‘garantito’ dal Ministro degli Affari europei, Amendola. Entrambi autorevoli esponenti del suo stesso partito e del Governo nazionale che lei sostiene.

Ai suoi colleghi di partito, consiglieri regionali, ho già risposto con conferenze stampa e con una lettera pubblicata dal quotidiano Il Centro, a cui rimando per le questioni di merito, che confermo integralmente; ma lei, a maggior ragione, non si può permettere di cavalcare questa campagna perché è parlamentare e, in quanto tale, ha sostenuto e votato il Decreto Rilancio, con gli articoli 241 e 242 sulla base dei quali questo accordo è stato fatto. Accordo sollecitato e voluto dal Governo, che peraltro non ha dato alle Regioni alcuna alternativa. Applico una legge dai lei votata, utilizzando l’unico strumento offertomi dalla maggioranza di cui fa parte, in pieno accordo con i ministri del suo stesso partito… e si permette pure di protestare, invadere le testate giornalistiche, incitare la rivolta dei sindaci (che sono più seri di lei…), scomodare persino (chissà perché, poi?) Enzo Scotti???
Se veramente voleva fare qualcosa di concreto, poteva impegnarsi in parlamento per dare alle Regioni risorse dirette, attingendo agli oltre cento miliardi di scostamento di bilancio che lo Stato ha chiesto e ottenuto dal parlamento. Nulla di tutto questo è avvenuto: le Regioni stanno ancora discutendo col Governo per vedere almeno riconosciuti i fondi delle mancate entrate e delle maggiori spese sostenute, senza le quali inevitabilmente ci troveremmo ad affrontare dolorosi buchi di bilancio e tagli dei servizi. Persino sulle spese per la gestione dell’emergenza siamo ancora in attesa che il Commissario Arcuri le risarcisca. Se vuole rendersi utile all’Abruzzo, si impegni su questo, invece di raccontare bufale.

Posso capire che possa risultarle difficile ammettere con onestà intellettuale che il sottoscritto ha salvato centinata di milioni di opere del Masterplan, che come lei sa e finge di non sapere, grazie a un’altra legge approvata dal parlamento, il Decreto Crescita, il ministro Provenzano avrebbe avuto il diritto e persino il dovere di tagliare. Sono le Regioni che hanno difeso le opere previste nel fondo Sviluppo e Coesione e costretto il ministro a cambiare idea, dopo tre mesi di serrata trattativa, individuando alla fine una soluzione virtuosa che ha messo in sicurezza l’esecuzione e il finanziamento delle opere senza alcun ritardo, soprattutto nel caso dell’Abruzzo che ha previsto il mantenimento dei fondi necessari all’avanzamento delle progettazioni e alla messa in gara delle opere. Con reciproca soddisfazione del ministro Provenzano e del sottoscritto.

Opere che quindi, lo ribadiamo un’altra volta, non subiranno alcun ritardo e andranno in gara esattamente negli stessi tempi in cui lo avrebbero fatto senza questa riprogrammazione, con il ritardo che la sua amministrazione aveva colpevolmente accumulato. È una bugia colossale insinuare il contrario e cercare di scaricare su altri responsabilità proprie, così come è riprovevole che lei fomenti i sindaci affinché si avventurino in irresponsabili ricorsi al Tar per bloccare questa operazione: l’unico effetto sarebbe quello di sottrarre all’Abruzzo oltre cento milioni di euro disponibili per la copertura delle leggi regionali che consentiranno di finanziare i bandi per il fondo perduto, per le imprese, per il credito, per le famiglie, i vari bonus, contributi, ristori economici alle zone rosse, le tante provvidenze che abbiamo deliberato.

Diciamo le cose come stanno: il ministro Provenzano avrebbe potuto definanziare le opere in ritardo e utilizzare quei fondi per il Covid. Le Regioni hanno reagito, ottenendo grazie a questo accordo di rifinanziare le opere sul prossimo ciclo e di portarle avanti, lo ripeto ancora una volta, senza ritardi. Il Governo prende i soldi subito e ci paga la cassa integrazione e il fondo centrale di garanzia, la Regione mantiene comunque le opere da fare, limitandosi a offrire solo la disponibilità di cassa immediata al Governo, che ci restituirà i soldi una volta rendicontati. Nessuno perde nulla e si avanti.

È tutto molto semplice, ma posso comprendere, anche se non la giustifico, il tentativo puerile e spregiudicato con cui cerca di disconoscere al sottoscritto e alle Regioni in senso lato il merito di aver salvato queste opere. Devo riconoscere al Movimento 5 Stelle, e lo faccio pubblicamente, di aver mostrato maggiore onestà intellettuale, coerenza politica e senso della posizione, nell’esaltare il ruolo del Governo in questa trattativa e difeso il merito considerandola, per l’appunto, una buona opportunità per non perdere le opere e per consentire di liberare anche risorse per il sostegno e il rilancio economico di cui il paese ha bisogno.
Inscenare, invece, questa grottesca campagna, alimentare notizie false con una caparbietà degna di migliore causa, sperando che ripetere una bugia decine di volte possa servire a trasformarla in una verità, è un atteggiamento che mortifica il ruolo che riveste.

Queste opere rischiavano il taglio perché è lei che al termine del suo mandato, arrivati ormai alla fine della programmazione di un ciclo di sette anni (2014/2020), all’inizio del 2019 ci ha consegnato in eredità un Masterplan che aveva registrato come stato di avanzamento della spesa reale meno del 2% dei fondi stanziati. Una situazione totalmente bloccata.

Piuttosto che riconoscere le sue responsabilità, rilancia raccontando la favola, perché di favola si tratta, di aver portato 2 miliardi e 800 milioni di euro all’Abruzzo, una affermazione che rasenta la mitomania. Quei soldi, infatti, sarebbero arrivati chiunque fosse stato il Presidente della Regione. È ora che la finisca con questa continua, mistificante e autoreferenziale millanteria che la rappresenta come il mago che ha estratto dal cappello miliardi per l’Abruzzo, perché quei soldi – su cui esercita un’appropriazione indebita di merito – fanno normalmente e regolarmente parte delle programmazioni e della distribuzione di risorse da parte sia dell’Europa che dello Stato verso le Regioni, secondo un algoritmo che lei non ha cambiato né in meglio né in peggio. Semplicemente, era lei che governava nel momento in cui si sono distribuiti i fondi del nuovo ciclo di programmazione dei Fondi, sia europei che statali. A lei spettava solo il compito di decidere come spenderli, di fare un programma di opere che funzionasse e che andasse avanti e in questo lei – glielo dico con estrema franchezza – ha fallito completamente. Il ciclo di programmazione è iniziato nel 2014 e la firma del Masterplan è stata annunciata con gli abituali toni trionfalistici solo a metà del 2016 ed è stato fatto talmente male (e gestito talmente peggio) che avrebbe permesso al Governo di toglierci legittimamente due o trecento milioni di euro in opere che non si sarebbero fatte nei tempi stabiliti. Abbiamo risolto noi questo problema. Alla fine del suo mandato la Regione era “maglia nera” nella spesa dei fondi europei, ultima tra le Regioni. Sulla sanità, poi, ci ha lasciato con una rete ospedaliera non approvata e con fondi per l’edilizia sanitaria fermi al ministero per oltre 200 milioni.

Una cosa è certa, lei ha ritenuto di non sottoporsi al giudizio dei cittadini, cogliendo l’opportunità offerta dalle scorse elezioni politiche, per abbandonare la nave che affondava e approdare in parlamento; la sua coalizione, alle elezioni regionali, si è fermata al 30%. Prima di salire in cattedra, si interroghi su quanta sua responsabilità c’è in quel magro risultato.

Cordialità.

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