“Mihajlovic veniva a Cappadocia principalmente per stare in pace, in mezzo alla natura, con le persone del luogo, innamorate della montagna come lo era lui. Un uomo umilissimo, mai con le mani in mano, pronto a dare sempre un aiuto a tutti. Una volta mangiammo a Verrecchie la carne tutti assieme, fu una giornata splendida di convivialità”.
La scomparsa di Sinisa Mihajlovic, morto a soli 52 anni, ha davvero creato una ferita profonda nel mondo del calcio, ma non solo. Sportivo sin dalla prima ora, appassionato della montagna, era molto amico anche del sindaco di Cappadocia, Lorenzo Lorenzin, che lo ricorda con queste parole di sincero affetto e stima infinita. Più volte, Mihajlovic è stato un turista rispettoso delle nostre terre e delle nostre tradizioni: un uomo che amava la tranquillità e di una utilità fuori dal comune, così lo descrivono gli abitanti del posto.
“Un uomo eccezionale, – continua Lorenzin – con uno speciale e straordinario attaccamento alla famiglia. Sinisa amava stare tra i nostri monti e tra la nostra gente: lui, di origini croate, era uomo di ambienti selvaggi e naturali, i suoi occhi si perdevano tra i paesaggi incontaminati. Nutriva generoso rispetto per gli altri”.
Oggi a Roma l’ultimo saluto per Mihajlovic, nella Sala Protomoteca. In tanti hanno lasciato e lanciato messaggi di tristissimo addio all’ex calciatore ed allenatore.
“Era – continua il sindaco, che domani sarà presente alla celebrazione dei suoi funerali – un grande combattente e un lottatore nato. A Cappadocia, era apprezzato da tutti e qui aveva moltissimi stimatori e fan. La sua famiglia è da sempre legatissima alla piccola comunità di Petrella Liri”, aggiunge.
Oggi i tifosi sono stati in centinaia in fila per l’ultimo saluto alla Camera ardente allestita in Campidoglio a Roma,, accorsi sin dalle prime luci del mattino.
“Sono davvero addolorato. Per me era un grande amico, nonché un uomo saggio, che sapeva darmi consigli d’oro e sinceri”.