Dopo mesi di indagini, pedinamenti e intercettazioni i militari della Guardia di Finanza di L’Aquila, su delega della Procura guidata dal Procuratore Michele Renzo, coordinati dal P.M. Stefano Gallo, hanno inferto un duro colpo ad un gruppo criminale operante nel settore dell’importazione e commercio delle autovetture usate provenienti dall’estero.
I finanzieri hanno eseguito in mattinata 32 perquisizioni presso le abitazioni, gli studi ed i concessionari degli appartenenti al sodalizio capeggiato da L.V., aquilano di 49 anni, nome noto nel mondo del commercio di autoveicoli usati. Sequestrati oltre un milione di euro da conti correnti, degli immobili e delle auto giacenti sui piazzali dei concessionari riconducibili al sodalizio criminale.
Sfruttando le maglie larghe della normativa sulla nazionalizzazione di veicoli usati provenienti da altri paesi della Comunità Europea, L.V., attraverso una fitta rete di collaboratori, reperiva in Germania, e provvedeva al materiale ritiro degli stessi, autoveicoli usati, e, con la complicità dei propri clienti, provvedeva ad immatricolarli in Italia tramite una falsa autocertificazione presentata presso la Motorizzazione Civile da parte degli acquirenti, che dichiaravano di aver acquistato in prima persona, quali privati compratori, le citate autovetture. In questo modo non veniva pagata l’IVA sulle transazioni, che invece era dovuta, così compiendo numerose truffe aggravate in danno dello Stato e dell’Erario.
Il mancato pagamento delle imposte portava un duplice vantaggio sia per chi acquistava, che si vedeva praticato un prezzo più vantaggioso rispetto a quello di mercato per via dei diversi margini di guadagno ottenuti tramite l’evasione fiscale, che per chi vendeva, che, non comparendo per nulla nella transazione, evitava il pagamento delle relative imposte. Le indagini hanno permesso di evidenziare che L.V. lucrava ulteriormente sulle transazioni effettuate, in quanto, usufruendo della normativa europea sugli acquisti intracomunitari, comprava sul mercato tedesco al netto dell’IVA, facendo invece pagare il prezzo comprensivo della citata imposta ai propri clienti. L.V., dunque, non solo guadagnava sul mancato pagamento delle imposte, ma faceva pagare un prezzo superiore a quello da lui realmente sostenuto ai propri clienti, trattenendo per se’ la differenza.
Fonte: AGI
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