Il quadro economico globale riporta a galla il rischio fallimento per migliaia di aziende italiane. L’ultimo rapporto dell’ufficio studi della CGIA di Mestre mette in guardia gli imprenditori dal rischio ed inserisce tra le cause principali i crediti inesigibili, ovvero per insolvenze in grandissima parte imputabili alle inadempienze della PA, piuttosto che l’indebitamento.
Tra il deterioramento del quadro economico generale – ascrivibile al caro energia/carburante e all’impennata dell’inflazione – l’impossibilità di cedere i crediti acquisiti con il superbonus 110 per cento – che ammontano a circa 4 miliardi di euro – e i mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione (PA) nei confronti dei propri fornitori – che secondo l’Eurostat ammontano ad almeno 55,6 miliardi di euro.
I settori più a rischio sono il commercio e l’edilizia: situazione critica a Latina, Ragusa, Trapani e Siracusa.
Già oltre 3 mila i fallimenti registrati in Italia nei primi 5 mesi del 2022, circa il 21% in meno rispetto allo stesso periodo del 2021. 53 quelli in Abruzzo, in diminuzione del 46,5%. 8 i fallimenti nella proivncia dell’Aquila, 7 in quella di Chieti, peggio fanno Pescara e Teramo, rispettivamente con 22 e 16.