In Abruzzo la prevalenza della cosiddetta variante inglese del coronavirus al 18 marzo era dell’82,5%, inferiore alla media nazionale pari all’86,7%. Altra variante presente sul territorio regionale, seppur con numeri di gran lunga inferiori, è la cosiddetta brasiliana, la cui prevalenza è del 5%, contro il 4% della media nazionale.
È quanto emerso dalla nuova indagine rapida condotta dall’Istituto Superiore di Sanità e dal ministero della Salute, insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler, che fa seguito a quelle diffuse nelle scorse settimane.
Due in Abruzzo le strutture individuate dalla Regione per le attività di sequenziamento: il laboratorio di Genetica molecolare – Test Covid-19 dell’Università ‘d’Annunzio’ di Chieti e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise di Teramo.
L’Abruzzo – come riportato dall’Ansa Abruzzo – è stata una delle prime regioni italiane in cui si è affermata la prevalenza della variante inglese: a metà febbraio, quando a livello nazionale le percentuali erano ancora molto basse, nell’area metropolitana Pescarese il dato ha raggiunto il 60%. In Abruzzo il primo caso riconducibile alla variante inglese risale all’inizio di dicembre 2020