La Corte di Cassazione, con sentenza emessa il 19 settembre scorso, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso proposto da Enriges Kavalli, albanese di 21 anni, attualmente rinchiuso nella Casa Circondariale di Spoleto, macchiatosi, due anni fa, dei reati di rapina aggravata, sequestro di persona aggravato, violenza sessuale aggravata e lesioni aggravate ai danni di due vittime, lavoratrici, entrambe, della struttura “La Crisalide” di Avezzano.
I fatti avvennero nella notte del 24 ottobre del 2016, quando le due assistenti socio-sanitarie vennero minacciate e aggredite dal condannato. Una delle due fu vittima anche di un sequestro di persona e di abusi sessuali, sotto la minaccia di un coltello. Entrambe le due donne, all’epoca dei fatti, erano impiegate nella struttura residenziale psichiatrica. Inizialmente venne stabilita dal Gip Francesca Proietti una pena di 6 anni e 20 giorni di reclusione. Pena che venne, poi, inasprita in secondo grado di giudizio, dalla Corte d’Appello di L’Aquila, il 16 maggio del 2018. In base a quanto deciso e in parziale riforma rispetto alla sentenza emessa il 16 ottobre 2017 dal GIP del Tribunale di Avezzano, vennero escluse le circostanze attenuanti generiche e rideterminata, perciò, la condanna nella misura maggiore di anni 7 di reclusione.
La Corte, quindi, ha accolto la testi sostenuta dal Procuratore Generale e dall’avvocato Pasquale Milo, difensore delle parti civili, ossia delle due donne. Soddisfazione da parte loro: non è stata ridotta la pena inflitta all’albanese.