Ci sarà anche un pezzo d’Abruzzo ai Giochi Paralimpici Invernali in programma nel marzo 2022 a Pechino: si tratta di Paolo Di Pietro, fisioterapista e secondo allenatore della nazionale di snowboard paralimpica, che opera da 19 anni nella clinica Ini di Canistro, in provincia dell’Aquila, convenzionata nella mono specialistica in ortopedia e riabilitazione con il sistema sanitario nazionale. La struttura marsicana fa parte del Gruppo nazionale, con strutture in Lazio, fondato dal compianto professor Delfo Galileo Faroni.
Di Pietro è pronto a partire per la Cina, al fianco dei due campioni di snowboard, il 29enne Riccardo Cardani e il 31enne Jacopo Luchini. Avventura cominciata idealmente oggi, con la consegna del tricolore agli atleti azzurri al Quirinale da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Mentre ieri Di Pietro, Cardani e Luchini hanno fatto visita alla struttura di Roma del Gruppo Ini di Villa Alba, ambulatorio che si trova in pieno centro storico.
“Il mondo dello sport paralimpico – spiega Di Pietro – mi ha consentito di crescere professionalmente e umanamente, e sono orgoglioso di essere al fianco di persone straordinarie come Riccardo e Jacopo. Preziose sono state da questo punto di vista le competenze acquisite alla Ini Canistro, che ha raggiunto un livello molto alto nella chirurgia ortopedica e nella riabilitazione. Come pure preziosi i colleghi che mi hanno supportato in questa mia scelta di cimentarmi nello sport paralimpico”.
Di Pietro è componente della Federazione Italiana Sport invernali paralimpici (Fisip), e ha già partecipato alle paralimpiadi di Sochi nel 2014, alla Coppa del mondo in Colorado, Canada, Finlandia, Olanda, Francia, Spagna e ancora alle Olimpiadi di Peyongchang nel 2018. Tappe di avvicinamento alle Paralimpiadi 2022 di Pechino saranno, nei prossimi mesi, i Mondiali in Norvegia e le tappe di Coppa del mondo di Svezia e Canada.
Di Pietro evidenzia poi l’importanza delle competenze mediche applicate allo sport: “dopo gli allenamenti che si svolgono in estate in ghiacciaio, e durante l’inverno nelle località di montagna, è decisiva la fase dei trattamenti di scarico a livello muscolare e di terapia manuale per mantenere il corpo in equilibrio, per poter affrontare nel migliore dei modi i successivi allenamenti o le gare”.
Grande la determinazione da parte di Riccardo Cardani, rafforzata dalla visita al presidente Mattarella: “a Pechino contiamo di confermare il risultato straordinario dei nostri colleghi paralimpici che hanno portato a casa da Tokyo 69 medaglie di cui 14 d’oro e 29 d’argento. Faccio sport da quando sono nato, e dopo l’incidente che ho subito a 17 anni, che ha determinato la mia disabilità al braccio, non ho mollato di un millimetro. Ora sono un atleta a livello professionistico e per me è motivo di grande soddisfazione aver centrato questo traguardo personale, una medaglia alle Paralimpiadi non potrà che rappresentare un suggello a questo percorso”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il collega Jacopo Luchini: “ricevere il tricolore dalle mani del presidente Mattarella è sempre una grande emozione, che ho già provato prima di partire per Pyongyang nel 2018, ma oggi è come fosse stata la prima volta. Arrivo all’appuntamento di Pechino con molta più esperienza, sono fiducioso perché sono cresciuto dal punto di vista tecnico e fisico, grazie anche al nostro straordinario fisioterapista Paolo Di Pietro, e con lui ad uno staff di prim’ordine”.
La differenza tra sport paralimpico e quello dei normodotati – spiega dunque Luchini – è che “molti di noi praticano più sport nella vita e si specializzano più tardi in una singola disciplina, ma detto questo, è identica la passione e la determinazione che ci devi mettere. Quando ho iniziato, il movimento paralimpico non era forte e importante come adesso, il nostro presidente del Cip, il comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli, sta facendo in questo senso un grande lavoro. Ma bisogna fare ancora passi decisivi per raggiungere una vera parità di opportunità, ad esempio consentendo finalmente agli atleti paralimpici di poter entrare nelle forze armate, per potersi garantire anche un riconoscimento economico. Nella mia vita ho dovuto far fronte a tanti sacrifici per fare l’atleta, e attualmente sono impiegato dell’Agenzia delle entrate di Prato, il mio sogno è quello di dedicarmi totalmente all’attività sportiva, a tempo pieno”.
La speranza è ovviamente che alle prossime paralimpiadi il mondo e il nostro Paese sarà uscito finalmente dal tunnel della pandemia del covid-19.
“Viviamo da quasi due anni questa difficile situazione il messaggio che voglio lanciare e che non dobbiamo abbassare la guardia, avere massima cura nella prevenzione, mantenere un equilibrio fisico e mentale, e per questo può aiutare molto anche lo sport”, afferma Di Pietro.
“Lo sport paralimpico ha in sé un grande messaggio di speranza, noi siamo atleti che non mollano mai, e nonostante la disabilità fisica riusciamo ad affrontare e vincere grandi sfide. Possiamo essere di esempio per tutte quelle persone che incontrano difficoltà”, conclude Cardani.