“Lo scorso 18 novembre mi ero recato all’ospedale Santo Spirito di Pescara per svolgere una visita ispettiva presso l’Unità Operativa Complessa di Medicina Legale, finalizzata ad individuare le cause dei sistematici ritardi nell’espletamento delle visite per il riconoscimento dei benefici in materia di invalidità civile, cecità civile, indennità di accompagnamento, handicap e disabilità. Assieme al Direttore Ildo Polidoro, che negli anni, in più occasioni, ha fatto presente ai vertici Asl la necessità di venire a capo della questione, ho provato a comprendere criticità e possibili soluzioni. Aspetti che nei giorni immediatamente successivi ho sintetizzato in una risoluzione inviata il 28 novembre al Presidente della V Commissione Sanità, chiedendo che divenisse oggetto di discussione nella prima seduta utile. Ad un mese di distanza nulla è cambiato e la sessione di bilancio ha fatto slittare tutto a gennaio. Ciò non toglie che si possa operare lo stesso, dunque a mancare forse è la volontà. Ciò che registriamo infatti è la totale assenza di una soluzione che consenta il recupero del corposo arretrato e il permanere delle stesse modalità organizzative che hanno generato questi ritardi. Al momento le commissioni esaminatrici ammontano a 9 e sono composte da medici di medicina legale, medici del lavoro, componenti Asl, delle associazioni di categoria, e assistenti sociali. Si riuniscono due giorni a settimana effettuando circa 200 visite al mese. Un numero davvero esiguo che rende di fatto impossibile lo smaltimento dell’arretrato accumulato anche a causa della pandemia: oltre 10.000 pratiche inevase (relative in parte agli anni 2020 e 2021) per la sola invalidità civile. Le ragioni di questi ritardi – dunque finanche anche biennali, mentre invece, in base all’art. 1 comma 3 del DPR 698/94, il procedimento relativo all’accertamento sanitario dovrebbe concludersi entro 9 mesi dalla presentazione della domanda – possono essere così riassunte: La cronica carenza di organico dell’Unità di Medicina Legale, ridotto negli anni all’incirca di un 50% e di fatto costretto a turni massacranti per assolvere alle innumerevoli incombenze cui è tenuto, come prendere parte alle suddette commissioni preposte alle visite; La scarsa efficienza di parte delle commissioni, i cui membri vengono remunerati a gettone (50 euro a seduta più 5 euro a pratica conclusa) e fissano le sedute in modo autonomo e arbitrario. A ciò si aggiungono: le falle del sistema informatico dell’INPS, che stando a quanto ci viene riferito, raccoglie ed elabora le istanze presentate dai cittadini ma non è in grado di formulare un ordine di prenotazione. Per cui, se nel momento in cui l’Inps tenta di calendarizzare la visita, sulla base delle disponibilità fornite dalle Commissioni, vi sono date utili, l’utente riceve la lettera di convocazione, in caso contrario l’istanza resta sospesa e può essere scavalcata da pratiche successive e non può essere recuperata; Lo stato di evidente abbandono in cui versano gli uffici dell’Unità di Medicina Legale, ubicati al terzo piano della Palazzina H e chiusi al pubblico per via delle gravi lacune strutturali (altezza del vano scale non a norma e mancanza dell’ascensore che arriva fino al secondo piano), che li rendono di fatto inaccessibili a disabili e persone con problemi di deambulazione, per cui le visite vengono effettuate in un’altra palazzina. Non a caso sulla porta di ingresso troviamo un cartello di divieto di accesso per il pubblico. Gravi disservizi che interessano tutte quelle famiglie che contano al proprio interno componenti affetti da patologie invalidanti, e di cui questa mattina avremo testimonianza grazie alla presenza dell’avvocato Milena Lanzellotto. A volte capita addirittura che sopraggiunga il decesso prima che l’utente possa perfezionare l’avviso o in altri casi, come da testimonianza, che si perda il diritto di poter stare affianco al proprio congiunto. «Lo scorso 28 marzo – racconta Milena Lanzellotto, con a carico la madre ultraottantenne affetta da gravi problemi di deambulazione – ho presentato richiesta per il riconoscimento dell’art. 3 comma 3 della legge 104/92 a seguito di un ulteriore peggioramento della situazione. Nel frattempo sono risultata vincitrice di un concorso per un posto di funzionario presso il Ministero della cultura, per cui entro il 25 novembre avevo necessità di ottenere questo riconoscimento al fine di poter restare a Pescara al fianco di mia madre. Nonostante svariate diffide e tre precedenti certificazioni Asl che attestano come mia madre necessiti di assistenza quotidiana continua, l’atteso riscontro non è arrivato, per cui a gennaio sarò destinata a Biella con tutto quello che comporta. Mia madre dovrà quindi essere assistita da mio marito, quando invece, se la Asl avesse fissato la visita, avrei potuto restare in loco e continuare a farmi carico di mamma, dato che a Pescara c’erano due posti disponibili come funzionario». Con la mia risoluzione sollecitavo il Presidente Marsilio e la Giunta Regionale a intraprendere azioni volte a: definire un piano per smaltire le 9.000 pratiche arretrate, che tutt’oggi manca; potenziare l’organico dell’UOC Medicina Legale con almeno tre nuovi dirigenti medici; aumentare il numero delle commissioni ed introdurre criteri di efficienza cui attenersi per quanto concerne le sedute e un meccanismo di controllo dotato di potere sostitutivo in caso di mancato rispetto; trasferire con immediatezza l’UOC di Medicina Legale in una struttura più idonea e accessibile all’utenza. adeguare il compenso della segreteria amministrativa delle commissioni a quella degli altri componenti. E infine interloquire con l’Inps affinché la procedura informatica che gestisce le pratiche contempli un ordine cronologico di definizione, e per dirimere un’altra questione. Considerato che, stando all’art. 445 bis Codice civile, la domanda giudiziale andrebbe proposta entro 6 mesi a pena di decadenza, per cui, se l’utente, trascorsi i due termini (9 mesi per la definizione della pratica e 6 mesi senza proporre ricorso giudiziario), finisce per trovarsi in una situazione di estremo pregiudizio, in quanto non potrebbe né insistere per la visita né proporre una nuova domanda. Sarebbe opportuno che il sistema dell’Inps, decorsi i 9 mesi per la definizione della pratica e gli ulteriori 6 a pena di decadenza, consentisse quantomeno all’interessato di presentare una nuova istanza. A distanza di un mese dalla visita ispettiva e dalla risoluzione nessun provvedimento è stato adottato né prospettato, ad eccezione di un avviso pubblico, indetto dalla Asl solo nello stesso giorno della mia visita ispettiva (18 novembre 2022) – e soprattutto ben un anno dopo l’apposita richiesta indirizzata il 10 novembre 2021 dal Dr. Polidoro ai vertici dell’azienda sanitaria -, per la formazione di un elenco di personale finalizzato alla ricostituzione dell’organico dei componenti delle commissioni invalidità civile e leggi correlate. Bando che, tra l’altro, è andato pressoché deserto, riscuotendo un’unica adesione. Chiaro segnale di una vicenda complessa che ai fini della risoluzione necessita di un intervento concreto e ben più articolato. Nel frattempo, sulla porta di accesso al terzo piano della Palazzina H campeggia ancora il cartello “Ufficio chiuso al pubblico” e le oltre 10.000 pratiche inevase restano accantonate in un angolo, mentre l’utenza reclama giustamente risposte in tempi ragionevoli, quelli stabiliti dalla legge. Continueremo ad incalzare azienda sanitaria e Giunta Regionale affinché vengano adottate quanto prima tutte le misure necessarie per migliorare un servizio essenziale per le fasce più deboli, recuperare celermente un arretrato che costringe le famiglie a condizioni inumane ed evadere in tempi certi le nuove richieste. In mancanza di ciò, il prossimo 11 gennaio ci ritroveremo sotto la Direzione della Asl con tutti coloro che hanno segnalato queste anomalie al fine di far sentire la nostra voce”. E’ quanto si legge in una nota a firma dei consiglieri regionali del Pd Antonio Blasioli e Silvio Paolucci.
Invalidità civili, il Pd su ritardi e criticità
I dem denunciano ritardi