“Il fatto che il 45,9% della popolazione dichiari un’elevata soddisfazione per la vita è da accogliere molto favorevolmente. L’Abruzzo è una regione che è cresciuta molto rispetto anche solo a qualche decennio fa. È cresciuta economicamente, dal punto di vista della consapevolezza critica, dal punto di vista della compagine sociale. Tutti aspetti che lasciano i cittadini soddisfatti. Non dimentichiamo che nel censimento del 1951, pur avendo un numero di residenti simile, c’erano 500mila analfabeti e c’era una povertà diffusa. Questo è un dato significativo. Siamo cresciuti molto”.
Così la sociologa Eide Spedicato, già docente dell’Università ‘d’Annunzio’, analizza i dati Istat per l’Abruzzo sulla soddisfazione dei cittadini per le condizioni di vita.
Il fatto che, nel complesso, più dell’80% dei cittadini over 14 si dichiari soddisfatto delle relazioni familiari non sorprende l’esperta: “È un dato molto importante, perché ci segnala che certi valori sono ancora presenti nel nostro territorio. Ci conferma che la famiglia educa a custodire certi valori di comportamento e che continua a rappresentare un elemento di riferimento”.
Per quanto riguarda il tempo libero, Spedicato spiega che si tratta di una “categoria piuttosto recente, che fino all’Ottocento non c’era. È una realtà contemporanea che ha assunto un particolare valore soprattutto negli ultimi decenni – sottolinea – Il fatto stesso che vi sia un’industria legata al tempo libero ce lo dimostra. Non so se il disagio espresso dagli intervistati derivi dal fatto che l’ambiente in cui vivono non offre un grado soddisfacente di proposte oppure se sia legato al periodo dal quale veniamo, che non ha consentito di godere appieno del tempo libero”.
“È comunque indispensabile contemperare due dimensioni: l’impegno, in tutte le sue dimensioni, e il tempo libero. Il tempo libero, per certi versi e per alcune fasce di età, sembra essere diventato prioritario, anche a discapito dello spazio dedicato all’impegno”.
Sulla mancanza di fiducia verso il prossimo, la sociologa parla di un “elemento brutto” che, però, “ha una sua ragion d’essere: siamo immersi in un universo comunicativo in cui le notizie cui si dà rilevanza sono quelle negative – sottolinea – e quindi c’è una sorta di adattamento all’idea che la cosiddetta società positiva oggi sia minoritaria. Non dimentichiamo che molti di noi sono socializzati dal sistema mass-mediatico. La socialità positiva, in realtà, prevale sulla socialità negativa e se siamo arrivati a terzo millennio – conclude Eide Spedicato – è proprio per questo”.