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Istat, Bes: aumentano i divari tra i territori

Rapporto sul Benessere equo e sostenibile

L’Istat presenta la nona edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes).

Il volume fornisce un quadro complessivo dei 12 domini in cui è articolato il benessere analizzati nella loro evoluzione nel corso dei due anni di pandemia, il 2020, anno dello shock dell’emergenza sanitaria, e il 2021, anno della ripresa economica e dell’occupazione, esaminando le differenze tra i vari gruppi di popolazione e tra i territori.

La pandemia da Covid ha profondamente cambiato molti aspetti della vita quotidiana degli individui, delle famiglie, dell’organizzazione della società e del mondo del lavoro determinando nuovi assetti e continui cambiamenti che, di volta in volta, hanno avuto effetti sul piano della salute, dell’istruzione, del lavoro, dell’ambiente e dei servizi e, in conseguenza, sul benessere degli individui.

L’analisi dei 12 domini (Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi) è incentrata sull’andamento più recente, confrontando i due anni di pandemia con il 2019.

È reso disponibile l’aggiornamento al 2021 con dati definitivi per circa la metà dei 153 indicatori Bes, in un numero ristretto di casi i dati forniti sono stime provvisorie.

Il Rapporto è arricchito dall’osservazione del contesto europeo in cui si evidenzia la posizione dell’Italia nell’andamento della pandemia e della crisi occupazionale che ne è conseguita. Sono questi due aspetti – l’emergenza sanitaria da un lato e la crisi occupazionale dall’altro – ad aver profondamente condizionato gli ultimi due anni, determinando forti ripercussioni sul benessere degli individui.

Salute

Nel 2021, i decessi riportati alla sorveglianza integrata ritenuti correlati al COVID-19 sono stati 59mila e rappresentano l’8,3% dei decessi totali per il complesso delle cause, proporzione in calo rispetto all’anno precedente quando se ne contarono oltre 77mila, il 10,3%. Nel 2020, primo anno di pandemia, la mortalità è stata particolarmente elevata tra la popolazione di 80 anni e più, spesso in condizione di fragilità. Nel 2021 sì è molto ridotta la mortalità tra gli anziani rispetto al 2020, tuttavia il 72% dell’eccesso di mortalità è ancora dovuto alle morti delle persone di 80 anni e più. Nel 2021, la mortalità è risultata, invece, in leggero aumento tra gli uomini da 0 a 49 anni e tra le donne di 50-64 anni.
3. Nel 2020 l’eccesso di mortalità ha caratterizzato soprattutto le regioni del Nord, mentre nel 2021 cambia la mappa del contagio, con un impatto che interessa tutto il territorio nazionale, ma che cresce nel Mezzogiorno.

Il Nord resta sempre la ripartizione con una proporzione maggiore di decessi COVID-19 su decessi totali, con un valore medio della ripartizione per il 2021 del 9%. Rispetto all’anno precedente, tuttavia, si è assistito a un calo di questa percentuale: quasi tutte le regioni settentrionali presentavano infatti nel 2020 valori superiori al 10%, con punte di oltre il 20% in Valle d’Aosta. Di contro, nelle regioni centro-meridionali la quota è aumentata nel 2021 rispetto al 2020, dal 6,9% al 7,7% al Centro e dal 5,3% al 7,6% nel Mezzogiorno.

L’eccesso di mortalità ha comportato nel 2020 una riduzione della speranza di vita alla nascita di oltre 1 anno di vita a livello nazionale (da 83,2 nel 2019 a 82,1 anni nel 2020), ma i dati stimati evidenziano un accenno di ripresa per il 2021 con un valore pari a 82,4 anni.

Istruzione

In Italia, nel 2019, hanno conseguito un titolo terziario circa 416mila persone, il 57,4% delle quali sono donne. Il primato femminile, tuttavia, si perde quando si entra nel dettaglio delle discipline scientifico-tecnologiche,
le cosiddette discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). In Italia la percentuale di titoli terziari STEM sulla popolazione di 20-29 anni, si attesta all’1,9% per i maschi e all’1,3% per le femmine, entrambi al di sotto della media europea (rispettivamente 2,8% e 1,4%). Nel 2021 in Italia, il ricorso alla formazione continua, nelle 4 settimane precedenti l’intervista, riguarda il 9,9% della popolazione di 25-64 anni, in ripresa rispetto alla flessione registrata nel 2020 (7,1%, era 8,1% nel 2019).

Il 65,8% degli studenti che hanno seguito le lezioni online riferisce di aver avuto difficoltà: tre quarti dei ragazzi che hanno seguito online hanno avuto problemi legati alla qualità della connessione e il 45,8% ha avuto problemi di concentrazione e motivazione. Nell’anno scolastico 2020/2021, nelle quattro settimane precedenti l’intervista, il 30,4% degli studenti è tornato a svolgere lezioni interamente in presenza e l’8,6% prevalentemente in presenza; (il 30,1% ha seguito metà in presenza e metà a distanza, e una quota consistente ha svolto lezioni interamente o prevalentemente on line (30,5%). Le difficoltà incontrate dagli studenti nella didattica a distanza diminuiscono rispetto all’esperienza del lockdown, ma ancora riguardano il 62,6% dei ragazzi, e le difficoltà di connessione (il 71,1% di chi ha seguito lezioni online) e di concentrazione/motivazione (47,7%) continuano ad essere gli aspetti negativi maggiormente segnalati.

Qualità dei servizi

Nel 2020 cresce la raccolta differenziata dei rifiuti: il 56,7% delle persone vive in un comune che ha raggiunto l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata. Sono 10 le regioni che hanno superato l’obiettivo: la Sardegna, le province autonome di Bolzano e Trento, il Veneto, le Marche, la Valle d’Aosta, la Lombardia, l’Umbria, l’Abruzzo, il Friuli-Venezia Giulia e l’Emilia-Romagna.

Permangono differenze territoriali nell’erogazione di acqua ed energia elettrica. La quota di famiglie che dichiara irregolarità del servizio idrico, nel 2021, è pari al 9,4%, ma la situazione è molto diversificata: le famiglie che lamentano tale disservizio al Nord sono il 3,3%, mentre nel Mezzogiorno sono il 18,7%. Per l’erogazione di energia elettrica si sono registrate, in media, 2,1 interruzioni, senza preavviso, superiori ai tre minuti, per cittadino. Anche in questo caso le differenze territoriali sono notevoli: si passa da 1,4 interruzioni nel Nord a 2 nel Centro a 3,1 nel Mezzogiorno.

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