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La Marsica scomparsa: nella storia della famiglia Vitale, quel mistero felice della vita contadina

Le radici paesane sono come caramelle amare: dolci, esternamente, nel ricordo, ma assai meno dolci al di sotto del guscio, lì dove giace il tentativo mancato, forse, di aver potuto mutare di segno i fatti più tragici della storia del tempo, anche se solo per metà. Maria Paola Vitale ha scritto un libro. Magari, lo ha scritto in una notte di dicembre, o in una calda mattina di autunno, come quella di questo sabato d’ottobre, colorata da qualche raggio timido di sole a tratti invernale. Maria Paola Vitale, dicevamo, nel suo primo libro, a metà strada fra l’inchiostro biografico ed il senso romanzato, ha scelto di inserire tante gocce di memoria, che alla fine, poi, hanno formato una pioggia incandescente di sentimenti atavici. La pioggia di una vera e propria ‘Marsica Scomparsa’.

«’Il cuore nel Vallone’ è il titolo del primo volume scritto dall’autrice originaria di Casali D’aschi, un piccolo paesino vicino di casa rispetto a Gioia Dei Marsi. Oggi, il libro verrà presentato a Celano, alle ore 18 in punto, negli interni della Chiesa di San Giovanni Battista. La scrittrice è una donna che sa quel che scrive e, aggiungerei io, quel che vuole: il libro lo ha pubblicato quasi due anni fa». Queste, invece, sono le scattanti e veritiere parole del generale Vero Fazio, che presenterà, oggi stesso, il volume alla platea assieme all’autrice, in una veste originalmente antropologica. «Vi è narrata nelle sue pagine scritte degnamente – continua – la storia della famiglia di Maria Paola, così come le venne raccontata, a suo tempo, da sua mamma, Rosata: assisteremo, quindi, ad un tuffo nello ieri quasi proibito delle usanze contadine marsicane di una volta».

img_5107-2La famiglia atavica di Maria Paola Vitale, e cioè il crogiòlo dei suoi nonni e dei suoi bisnonni, abitava, all’epoca, in un borgo arroccato ad un’altezza di 1300 metri su di un altopiano che fa tutt’ora da sfondo a Casali D’aschi: ora, ovviamente, quel borgo è rappresentato da soli ruderi; è una borgata assolutamente dimenticata». In antichità, questo pezzo di vita paesana aveva nome di ‘Le Grippe’: proprio qui era collocata la casa del bisnonno dell’autrice, che aveva nome di Giovanni. Da questo luogo arroccato sul dorso montano marsicano, posto tra ‘Manaforno’, antico nome di Gioia Dei Marsi, ed Ortona, quindi, ha incominciato a camminare, nella mente della scrittrice, una storia. Ha camminato a piedi, ovviamente: come appiedati erano, a quel tempo, tutti gli abitatori della Marsica, una fucina di braccia date all’agricoltura.

«La storia nel volume incomincia il giorno 13 gennaio del 1915, quando, cioè, la terra della Marsica si aprì a causa del tremendo terremoto. In quell’occasione, il patriarca Giovanni perse la moglie e due sue figlie. La guerra, successiva, privò, inoltre, il papà anche di un altro figlio, che morì sul fronte bellico. Un solo figlio della sua prole, però, riuscì a tornare a casa vivo e vegeto dalla battaglia: si chiamava Vincenzo ed è colui che, un giorno lontano, diverrà il nonno di Maria Paola». Una storia, quindi, questa, invischiata nel tempo di allora, un tempo fatto di poteri occulti, di re, di terra e di povertà estrema. «Rosata, figlia di Vincenzo, ha raccontato a sua figlia, nel corso degli anni, tutte le vicende che hanno riguardato la sua schiatta familiare di appartenenza, non pensando, forse, esse potessero divenire, presto, oggetto di un libro pubblicato». Come in un romanzo, quindi, ne ‘Il cuore del Vallone’, si esprime il senso del sacrificio assoluto portato avanti da gente che lavora sodo, da gente abituata a trattare con le terre, quelle stesse terre che oggi attorniano questa borgata scomparsa, affacciata sulla Valle del Giovenco. La presentazione del volume, sarà a cura dell’Associazione culturale ‘Osvaldo Costanzi’ e si imporrà, senza dubbio, come una sorta di macchina del tempo. «La Marsica di prima – afferma ancora Fazio – viveva di sé stessa, su sé stessa e per sé stessa, fondando tutto sul proprio lavoro quotidiano. Tra vigne e bestiame, la famiglia Vitale è stata il frutto di giornate feroci, dettate dal tempo delle stagioni: sveglia all’alba, prima delle 4, e, dopo una frugale colazione, subito a lavorare nei campi, con addosso solo una povera bisaccia con altrettanti poveri alimenti contenuti dentro, per il pranzo di gruppo. Io l’ho giudicata una Marsica Scomparsa – afferma ancora Fazio – perché adesso non esiste più nessuno. Quelle terre là, descritte nel libro, infatti, sono oggi morte sotto il peso incessante del cambio del tempo». Fra i relatori, anche la professoressa Giuseppina Mascitelli, la professoressa Giuseppina Mascitti ed il dottor Socciarelli. «Oggi, a Celano, verrà riverberato, grazie a questo libro, un inno alla Marsica pura, alla sua schiena diritta ed al suo polso tosto. Io, da non marsicano – continua il generale – mi sono innamorato lo stesso della terra marsa, avendo sposato, poi, nella vita, anche una ‘figlia’». Affascinante, infine, il ruolo della donna che viene descritto nelle pagine del volume: in una composizione societaria di tipo patriarcale, dove a vigere era il ruolo del padre padrone, infatti, la debolezza femminea era quasi considerata a mo’ di oggetto o di strumento in più: come a dire che, riprendendo il libro, ‘una femmina, in casa, faceva sempre comodo, l’importante è che sapesse ammassare e rammendare’. «Questo, però, solo apparentemente. – spiega ancora Fazio – Andando a grattare la superficie, infatti, la donna, invece, si imprime come una figura vincente. Nella storia raccontata da Maria Paola, sua nonna Clotilde, volitiva e forte caratterialmente, assume le redini della casa e della famiglia: di fronte ad cricca di ‘asini’, come li appellò lei, la donna decise di mettere in moto uno sciopero della fame per far apprendere agli uomini della sua dimora, le buone costumanze civili. ‘Io non vi servo da mangiare, se prima non vi fate il segno della croce’: questa una sua frase proverbiale».

«Questo libro, infine, ha un pregio enorme, perché mette in luce aspetti della terra marsicana come se avesse lo scopo di una cronistoria, che emerge grazie anche al profondo uso del dialetto locale», aggiunge Vero Fazio. Non a caso, alla fine del libro, è custodito anche un piccolo glossario, nel quale sono contenuti tutti i lemmi in vernacolo di cui l’autrice fa sfoggio nel suo libro, per verità di documentazione. Il dialetto, quindi, come oro, la terra come benedizione, un re percepito lontano, come antagonista delle stagioni della natura ed il canto del gallo che segnava l’inizio della giornata: questo il succo prelibato del volume. Ma, alla fine, anche la famiglia, l’affetto in una ciotola di pane, il focolare domestico e questa estrema fiducia riposta in Madre Natura che, da sola, poteva sfamare bocche e lunghi sonni a pancia piena. Nel destino di Maria Paola Vitale, anche un secondo volume, che arriverà presto: tratterà la storia di una personalità emergente di Casali D’aschi. Ella, quindi, diventa sempre di più una cronista della terra che fa parlare le sue terre.

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