Ci sono tradizioni radicate, in alcune regioni italiane, soprattutto legate all’enogastronomia nei giorni di festa. La Pasqua abruzzese inizia la mattina presto a tavola, con la colazione che ha una storia che si perde nella notte dei tempi, un rito possiamo definirlo, importante, perché arriva dopo i due giorni di digiuno del venerdì e del sabato santo, così narra la leggenda, colazione che ha anche il suo nome in dialetto “sdiuno”, coniugato poi con le varie cadenze che cambiano in regione.
La colazione di Pasqua è imponente, luculliana: frittate con la mentuccia e la salsiccia, coratella, fiadoni, salami di vari tipi, uova sode, pizza dolce e salata, un vero e proprio “aperitivo pranzato”, però poi alle 13.30 la tavola chiama di nuovo e qui ogni parte d’Abruzzo ha i suoi primi, le scrippelle, la lasagna, i ravioli, paese che vai usanza che trovi. Per secondo l’agnello declinato in diverse ricette, quella più conosciuta è cacio e ove, ma anche arrosto, al forno, fritto, in tutte le sue possibili declinazioni, qualche contorno e poi si passa ai dolci, oltre a cioccolata e colomba la pizza dolce, quella con alchermes e cioccolata non manca quasi mai.
Abruzzesi forti e gentili ma anche buongustai, a Pasqua colazione e pranzo sono poi l’occasione per mangiare cose buone sì, ma anche per condividere e stare insieme, in fondo quella di quest’anno è la Pasqua del ritorno alla normalità post Covid, poi domani a Pasquetta….fuoco alle fornacelle, gli arrosticini sono il piatto principe.
RM