Quando cominciarono, la Dakar si correva in Sud America, davanti a milioni di persone, in un clima di enorme spettacolo e passione. Oggi la Dakar, curata dalla società francese ASO, si corre in Arabia Saudita, e questo sarà il settimo anno nella penisola arabica, ma il valore e il significato di questa gara non sono cambiati, nonostante le migrazioni di team, piloti e percorsi.
La Dakar è la Dakar ed è proprio questo concetto che ha spinto i due fratelli Totani a decidere di partire, di nuovo, nel 2026, per la quinta volta: Silvio alla guida e Tito responsabile della navigazione. Un concetto sul quale si basa la scelta della vettura che non è un classico Mitsubishi, o il Nisssan Patrol degli ultimi anni, ma qualcosa di completamente diverso e rivoluzionario. Si chiama Optimus ed è un buggy 2 ruote motrici costruito e preparato dalla squadra francese MDRallye.

Un team con il quale i due aquilani sono entrati in contatto intorno al mese di maggio 2025: tanti incontri, una stretta di mano, i test in Marocco, una capatina in officina per studiare tecnica e meccanica e il gioco è fatto. Il 3 gennaio si parte a bordo di uno spettacolare buggy che si porta in eredità una bella serie di vittorie nelle gare di Campionato del Mondo Rallyes Tout Terrain.
La vettura, spettacolare a dir poco, è già partita. Il 29 novembre è stata caricata sulla nave che da Barcellona raggiungerà Yanbu in Arabia Saudita insieme ad altre sei – compagne di squadra – e a una compagine di oltre 6 camion dedicati all’assistenza, rapida, in gara, e di bivacco in bivacco.
Per la 48. edizione della gara leggendaria il percorso parla di 13 tappe, e un tracciato ad anello, come ai vecchi tempi, con partenza e arrivo a Yanbu, uno dei porti commerciali più grandi dell’intera Penisola, snodo strategico del Mar Rosso. Le verifiche i primi due giorni di gennaio 2026 e un prologo il 3 seguito poi dalla prima vera tappa lunga di un rally raid che si presenta, almeno sulla carta, particolarmente impegnativo.
Il 17 gennaio gli equipaggi si ritroveranno a Yanbu al traguardo di una gara che misurerà poco meno di 8000 chilometri, di cui circa il 50 per cento di settori selettivi. A cambiare un po’ le carte in tavola rispetto al passato qualche zona nuova, verso ovest e nella parte centrale dell’Arabia Saudita, 2 tappe marathon, e cioè senza assistenza, e un giorno di riposo, nuovamente a Riyadh il 10 gennaio.
Comunicato stampa







































