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La terra non trema: il coraggio dei contadini

Allevatori, pastori e agricoltori abruzzesi a Roma 3 anni dopo il terremoto. Esposizione dei prodotti tipici che sono "scampati" al sisma del 2016.

Sono stati centinaia gli agricoltori, gli allevatori e i pastori terremotati della Coldiretti che, anche dall’Abruzzo, hanno lasciato le proprie aziende per raggiungere il centro della Capitale. L’occasione è stata quella di offrire in piazza di Sant’Anastasia, al Circo Massimo, i propri prodotti genuini nel più grande mercato delle specialità contadine sopravvissute al sisma del centro Italia. L’evento è avvenuto ieri, sabato 26 ottobre.

Un’iniziativa per aiutare la lenta ripresa dei territori colpiti ma anche per fare un bilancio a tre anni dalle scosse dell’ottobre 2016. Dal pecorino di Farindola al pecorino di Campotosto, dalla patata turchesa ai salumi teramani insieme al ciauscolo marchigiano, le lenticchie di Castelluccio di Norcia e il pecorino laziale: questi sono solo alcuni dei prodotti scampati al sisma e portati al maximercato di Campagna Amica in cui viene preparata la pasta all’amatriciana cucinata dagli agrichef (i cuochi contadini degli agriturismi terremotati) e offerta ai cittadini proprio per ricordare che nelle zone devastate è ancora lontano il ritorno alla normalità.

Un grande striscione per ricordare che “La terra non trema – Il coraggio dei contadini”, a simbolo della tenacia degli agricoltori che “con grande coraggio e dignità – sottolinea la Coldiretti – sono rimasti a vivere e lavorare nelle campagne ferite nonostante i ritardi nella ricostruzione e le perduranti difficoltà quotidiane”. In piazza con i produttori c’è Ettore Prandini il presidente della Coldiretti che ha voluto dedicare alla solidarietà la ricorrenza del 75esimo anno dalla propria Fondazione avvenuta proprio a fine ottobre 1944 insieme ai vertici di Coldiretti Abruzzo nelle persone del presidente regionale Silvano Di Primio e dei presidenti delle federazioni provinciali Emanuela Ripani (Teramo), Angelo Giommo (L’Aquila) e Pier Carmine Tilli (Chieti), dei direttori regionale e provinciali di Coldiretti, della struttura, dei giovani imprenditori e della donne imprenditrici. Con loro sono arrivati tutti i sindaci delle province colpite tra cui anche il piccolo Antonio Croce, il baby sindaco di Torricella sicura, simbolo di chi “vuole un futuro migliore e non si arrende” e il vicepresidente e assessore regionale alle politiche agricole Emanuele Imprudente.

In difficoltà ci sono 25mila aziende agricole e stalle censite nei 131 Comuni terremotati di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo dove – continua la Coldiretti – c’è una significativa presenza di allevamenti con oltre 100mila animali tra mucche, pecore e maiali, e un rilevante indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo. “Tra i settori più colpiti c’è sicuramente – spiega Coldiretti – quello dell’allevamento ma in difficoltà si trovano anche le altre attività a partire dall’agriturismo dove è ancora lenta la ripresa per le 444 strutture che secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat operano nell’area dei quali 42 in Abruzzo, 40 nel Lazio, 247 nelle Marche e 115 in Umbria”.

“L’Abruzzo è stata una regione doppiamente colpita, perché aveva subito anche il sisma del 2009 – dice Coldiretti Abruzzo – ma nonostante tutto la maggioranza di agricoltori e allevatori che, a prezzo di mille difficoltà e sacrifici, non hanno abbandonato il territorio ferito e sono riusciti a garantire la produzione della principali tipicità tra cui il Pecorino di Farindola e le mortadelle di Campotosto ma anche la ventricina e i salumi teramani fino ad arrivare alla patata turchesa – ricorda Coldiretti Abruzzo – Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti che occorre sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento ed è per questo che Coldiretti ha scelto dedicare alle popolazioni colpite la ricorrenza del 75esimo anno dalla sua Fondazione, avvenuta proprio a fine ottobre del 1944. Ma ora è necessario accelerare sulla ricostruzione e garantire una piena ripresa dell’economia, che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo”.

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