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L’Aquila, flash mob dei sindacati per la sanità

I lavoratori hanno manifestato contro le carenze della sanità locale

Covid-19: nuovo contagio a L'Aquila

CGIL, FP CGIL, NIDIL CGIL e SPI CGIL hanno tenuto un flash mob a L’Aquila per sottolineare le carenze del nosocomio cittadino. Di seguito il comunicato diffuso alla stampa.

“Si è tenuto nella giornata di ieri un flash mob organizzato dalla CGIL della Provincia dell’Aquila, congiuntamente a FP CGIL, SPI CGIL e NIDIL CGIL, davanti al CUP del nosocomio cittadino per denunciare le gravi carenze del sistema sanitario, situazione ormai cronica che sta pregiudicando i diritti universali di cittadini e cittadine. La Costituzione Italiana riconosce il diritto alla salute definendolo un diritto fondamentale dell’uomo; recita così l’art 32: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.” L’esercizio concreto di tale diritto deve essere ispirato ad una visione della giustizia personale e sociale, deve quindi soddisfare le esigenze degli individui e della collettività. Deve fondare la sua azione sulla uguale dignità dell’uomo alle cure e sul principio solidaristico di parità di accesso ai beni affinché possa essere realizzata una reale tutela della salute. È compito dello stato rimuovere ogni forma di discriminazione nell’accesso alle cure. Tutto ciò non viene realizzato nei nostri territori, troppe sono le persone che a causa di una sanità pubblica carente sono costrette a rinunciare a curarsi; troppe sono le persone che impossibilitate a ricevere cure dalle strutture pubbliche e non potendosi permettere un accesso a quelle private rinunciano alle cure. Liste di attesa interminabili, rinvii per visite specialistiche, condizioni inappropriate per il sistema di prenotazione presso i CUP, carenza di posti letto per acuti, carenza di posti letto in riabilitazione, RSA e RP, carenza di personale, mancati investimenti in tecnologia e incapacità di programmare una efficiente rete territoriale di assistenza sono tutte le criticità che continuano a limitare il diritto alla salute per cittadini e cittadine della nostra comunità.

Dalla salute intesa come diritto fondamentale deriva che lo Stato è chiamato a predisporre strutture e mezzi idonei per rendere esigibile tale diritto attraverso programmi di prevenzione, di cura e di riabilitazione allo scopo di realizzare fattivamente il principio di uguaglianza tra cittadini e cittadine. Anche tramite un servizio sanitario che funziona potranno essere ridotte le disuguaglianze ed è per questo che la salute non deve essere assoggettata alla logica del mercato e non può essere comprimibile per questioni di bilancio.
Le interminabili liste di attesa impediscono una vera e propria attività di prevenzione, i continui rinvii all’emergenza COVID 19 e la lenta ripresa delle attività ordinarie continuano a generare confusione ed apprensione nelle cittadine e cittadini.

In provincia dell’Aquila risulta oramai certificata una grave carenza di posti letto per l’assistenza residenziale per anziani ultrasessantacinquenni, che ricordiamo rappresentano quasi il 23% della popolazione residente. Infatti, se prendiamo a riferimento i posti letto accreditati per l’assistenza residenziale e semiresidenziale per gli anziani e i disabili nella Provincia dell’Aquila, ne risultano accreditati solo 60 in struttura residenziale pubblica ed il resto dei posti letto, circa 579, per i setting assistenziali sono accreditati esclusivamente in strutture private. Tutto ciò nonostante un fabbisogno carente nella ASL n° 1 Avezzano Sulmona L’Aquila, come da delibera di Giunta Regionale 129 del 30 marzo 2017, per il Setting Anziani non Autosufficenti pari a 104 posti letto in Residenza Sanitari Assistenziale per Anziani; a 553 posti in Residenza Protetta per Anziani; a 55 posti in Semiresidenza Anziani; a 55 in Semiresidenza Disabili. Per il Setting disabilità e riabilitazione risultano carenti 33 posti di Semiresidenza Riabilitazione Estensiva, 79 posti di Semiresidenze Disabili, 15 di Semiresidenza Disturbi Comportamento Alimentare Adulti, 38 posti per il Centro Diurno Spettro Autistico. Sono altresì carenti per il Setting Dipendenze Patologiche 15 in Comunità Doppia Diagnosi, 15 in Comunità Prima Accoglienza, 45 in Comunità Terapeutico Riabilitativa, 20 posti letto in Comunità Terapeutico Riabilitativa Semiresidenziale (8-12 ore e 3-6 ore) ed, infine, altri 15 in Comunità Educativa Assistenziale. Tali dati portano all’attenzione delle Istituzioni la necessità di ripensare in termini di investimenti il sistema socio-assistenziale delle aree interne, al fine di generare maggiore occupazione e migliori servizi ai cittadini, partendo necessariamente da una implementazione dei posti letto in strutture pubbliche. Conseguentemente, l’assistenza territoriale va potenziata; è pertanto necessario attivare le cosiddette Case della Salute e portare al domicilio dell’utenza tutte quelle prestazioni sanitarie che possono essere erogate solo attraverso un ripensamento concreto del servizio sanitario.

Il Sistema Sanitario Pubblico, quello che deve garantire il diritto alla salute, è un sistema in perenne affanno, che lavora costantemente in emergenza e che proprio nel momento in cui si doveva far fronte ad una emergenza sanitaria mondiale, ha palesato tutte le criticità che da sempre queste Organizzazioni Sindacali hanno denunciato, che partono dalla cronica e strutturale carenza di personale di tutti i Profili Professionali (Sanitario, Tecnico ed Amministrativo). Infatti, al 31 dicembre 2019 risulta una carenza di 834 unità lavorative, con ovvie ripercussioni in termini di erogazione di servizi e prestazioni, sino a giungere ad una disponibilità insufficiente di posti letto. Posti letto che durante l’emergenza sono addirittura diminuiti a causa degli accorpamenti dei reparti – come effetto della cosiddetta “politica dei due tempi”, quella che, per intenderci, ha generato negli anni il continuo ed inesorabile taglio lineare di posti letto ospedalieri per rimandare ad un futuro mai pervenuto il potenziamento della rete dei servizi territoriali. Servizi oggi più che mai necessari per avvicinare la sanità ai reali bisogni delle persone. Si pensi che soltanto nel ruolo Sanitario Dirigenza al 31 dicembre 2019 mancano all’appello quasi 300 medici e che a compimento del piano assunzioni relativo alle Dinamiche del personale deliberato dalla stessa Asl nonostante le assunzioni che dovranno essere portate a termine entro il 31 dicembre 2020 risulteranno carenti circa 220 medici. Per il personale infermieristico al 31 dicembre 2019 risultano carenti 280 infermieri e secondo i piani assunzionali 2020 della ASL risulteranno comunque carenti un numero complessivo di 178 unità lavorative. Tutto ciò senza che sia stata considerata l’ulteriore necessità di personale per l’emergenza sanitaria COVID 19.
In tutti questi anni, ed ancor di più in quest’ultimo periodo, se il sistema ha tenuto, è solo grazie all’encomiabile spirito di sacrificio ed abnegazione delle lavoratrici e dei lavoratori della Sanità a cui però non può essere richiesto un sacrificio a tempo indeterminato. E’ giunto il momento di restituire la giusta dignità a tutti gli operatori della Sanità e, conseguentemente, a tutti i cittadini bisognosi di cure ed assistenza.

Non vorremmo che con l’imminente inizio del periodo di ferie estive venga negato questo legittimo diritto alle lavoratrici ed ai lavoratori ovvero, come successo negli ultimi anni, che qualche presidio sanitario venga “chiuso per ferie” riducendo ancor di più l’offerta sanitaria dopo che la stessa è stata sospesa a causa dell’emergenza COVID 19.
Siamo stanchi della politica degli annunci e della retorica, i cittadini e le cittadine hanno necessità di servizi sanitari, soprattutto in questa grave situazione di crisi dove la contrazione delle risorse finanziarie in capo alle famiglie aumenterà le disuguaglianze, escludendo fette intere della popolazione dal diritto alla salute. Siamo pronti alla mobilitazione, non bastano i proclami e gli annunci serve programmazione ed investimenti, servono risorse economiche, serve investire sui lavoratori e le lavoratrici”

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