Care ragazze e cari ragazzi,
L’Aquila è stata proclamata “Capitale della cultura 2026”. Questo obiettivo, così significativo per la nostra città e per il suo territorio, mi incoraggia – alla chiusura dell’anno scolastico – ad osare un consiglio.
Mi piacerebbe che, durante le vacanze, vi soffermaste a leggere due libri che mi hanno riportato felicemente indietro nel tempo,attraverso sensazioni, situazioni, occupazioni, contrasti, incomprensioni, interrogazioni, scrutini, sorrisi, pianti, amori, amicizie e tanto sentimento ancora.
Ma, mi hanno anche sollecitato una nuova prospettiva di riflessione rispetto alla scuola, oggi che sono un padre e uomo delle istituzioni.
Il primo romanzo è di Daniel Pennac, insignito con la Legion d’Onore (la più alta onorificenza della Repubblica francese) per le Arti e la Letteratura. Nel “Diario di scuola”, Pennac racconta la sua esperienza da alunno e la sua convinzione che nessuno dovrebbe mai essere considerato un somaro a scuola.
Lo sa quale è l’unico modo per far ridere Dio? Raccontargli i propri progetti. A dirlo è il Pennac professore ad una madre preoccupata per il rendimento del figlio, che aggiunge: Niente panico non c’è nulla che vada come previsto, è l’unica cosa che ci insegna il futuro quando è passato.
Ma c’è una frase, fra le tante, che scaturisce da una grande sensibilità e dalla convinzione del ruolo fondamentale dell’istituzione scuola nella società: Tutto il male che si dice della scuola fa dimenticare il numero di bambini che ha salvato dalle tare, dai pregiudizi, dall’ottusità, dall’ignoranza, dalla stupidità, dalla cupidigia, dall’immobilità o dal fatalismo dalle famiglie.
Pensando, poi, ai miei maestri e professori, mi identifico nella considerazione di Pennac, secondo il quale gli insegnanti per fare il loro lavoro, così delicato e complesso, non possono che amare con curiosità antropologica la tribù di alunni che ogni mattina si trovano di fronte.
E veniamo al libro di Enrico Galiano, inserito nel 2020 dal Sole 24 Ore, tra i dieci professori più influenti in Italia che sono diventati dei punti di riferimento online. Nel suo “Una vita non basta”, a proposito del fatto che tutti siamo alla ricerca di un dono che ci renda speciali, il prof. Francesco Bove spiega allo studente Teo: l’unico modo è non smettere mai di tentare, fallire, riprovare, coltivare l’arte dell’imperfezione per tirare fuori il capolavoro che vive dentro di noi!
Mercoledì, nella sede municipale di Palazzo Margherita, sono stato gioiosamente preso d’assalto da decine e decine di bambini che hanno reso palpabile la rinascita dell’Aquila con la forza del loro spontaneo e vociante incanto, annunciatore di un domani di bellezza e di nuove possibilità.
Invito voi che dovrete affrontare gli esami di maturità, a dare il massimo, tenendo presente le difficoltà delle prove, senza mai drammatizzare, e a godere le emozioni che vi accompagneranno per tutta la vita, insieme agli inevitabili aneddoti tra mani e fronti sudate, scongiuri di tutti i tipi, facce tese, pelle d’oca, professori che nel tentativo di alleggerire vi renderanno ancora più preoccupati, le tracce che non riuscirete a metter a fuoco e, poi, la condivisione di tutto questo con i vostri compagni, una condivisone che vi legherà per la vita.
E, come me, oggi che sono “grande”, capirete che da studenti avete amato inconsapevolmente la scuola, che poi amerete consapevolmente quale contenitore prezioso di un tempo bello, pieno, carico di tanta vita!
Amate la scuola, amate la conoscenza, amate i docenti, amate i vostri compagni e sappiate che le amicizie più intense e appaganti sono quelle che nascono tra i banchi.
Pierluigi Biondi
Comunicato stampa