«L’indagine può essere considerata a metà, poiché i soggetti coinvolti hanno manifestato, come appurato attraverso le intercettazioni, la volontà di estendere il proprio schema criminale ad altre zone dell’area del Cratere e in particolare alla città dell’Aquila. Dunque occorrerà verificare, coordinandoci con le altre procure, se questa volontà di penetrazione si sia effettivamente concretizzata». Lo hanno detto, oggi pomeriggio, il procuratore capo facente funzioni della Procura della Repubblica di Pescara, Cristina Tedeschini, e il sostituto procuratore Anna Rita Mantini, nel corso di una conferenza stampa sull’inchiesta riguardante le tangenti per gli appalti legati alla ricostruzione post terremoto in Abruzzo.
«Nel corso delle indagini – hanno detto Tedeschini e Mantini – è emerso qualche accenno ad esponenti politici ed in particolare ad un determinato soggetto, ma sono solo riferimenti per appunti, ancora tutti da verificare». «Ciò che colpisce – hanno evidenziato – è la sicumera dei protagonisti della vicenda, che hanno messo nero su bianco gli accordi di spartizione dei lavori tra le ditte e approntato un vero e proprio piano Abruzzo, che connota la regione come un luogo di affari e come un piatto ricco alla loro mercé».
Infine, il procuratore capo facente funzioni e il sostituto procuratore si sono soffermate sui limiti della normativa vigente. «La normativa sulla ricostruzione privata ha evidenziato delle smagliature – hanno sostenuto – dando vita a fenomeni corruttivi come quello di cui parliamo, che purtroppo rischiano di ripetersi».
Fonte: AGI
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