L’incontro voluto dalla squadra e dallo staff tecnico del club aquilano è andato in scena, puntuale, sul prato del Gran Sasso Italo Acconcia. Pierfrancesco Battistini ha parlato a nome dello spogliatoio, tra le mani una nota scritta a mani condivise, come del resto, condivisi, sono il senso e gli intenti.
Prima un rapido discorrere delle date chiave della stagione, e non di certo quelle del terreno di gioco. Vertici in sedi politiche, ipotetici closing mai avvenuti, dimissioni a catena – vedi Ranucci, Del Giudice, Dionisi e Rotilio – arrivi a sorpresa – vedi invece Miani – e, ovviamente, il fatidico 8 marzo.
Poi la presa di consapevolezza: «Abbiamo avuto la presunzione di poter essere un elemento coagulante in un ambiente profondamente scisso, con una proprietà composta da 12 soci che non può, o non vuole farsi carico della gestione, con una tifoseria che protesta da più di un anno, con l’amministrazione comunale entrante che si trova di fronte ad un soggetto privato e rivendica le sue spettanze nei confronti dello stesso: insomma, la ‘Tempesta Perfetta’».
Il concetto è questo, l’illusione tradita che la bravura sul campo, e non solo intesa nelle giocate, quanto più da un atteggiamento meritevole di encomio, potesse fare la differenza, se non il miracolo.
Da lì la naturale conclusione, il grido di aiuto rivolto a «tutti gli attori coinvolti, affinché si possa portare al termine questa stagione».
La squadra ha ribadito di non aver alcuna intenzione di mollare, sarebbe un danno e un affronto all’essere sportivi e negherebbe, come specificato dal tecnico, una vetrina meritata in vista della prossima stagione.
Una metafora su tutte, questi marinai non abbandoneranno la nave, nonostante alle volte, la maggior parte, ci si senta più fantasmi che esseri umani.