“Le Organizzazioni Confederali di CGIL CISL UIL e le Federazioni di categoria FILLEA, FILCA e FENEAL della provincia di L’Aquila non sono mai state coinvolte, a differenza di altri Enti ed Organizzazioni di categoria, nella discussione per la stesura dell’ordinanza emanata dal sindaco Pierluigi Biondi (n. 71 del 30/04/2020) che ha di fatto bloccato la ripartenza dei cantieri della ricostruzione pubblica e privata”. Lo si apprende da una nota congiunta di FILLEA CGIL – FILCA CISL – FENEAL UIL sul blocco della ripartenza dei cantieri della ricostruzione.
“I sottoscritti – si legge – ne chiedono il ritiro non condividendola nel merito e nel metodo. Il parere del Prefetto del 4 maggio, ricordando al Sindaco l’esistenza del ‘Protocollo Condiviso di regolamentazione per il contenimento della diffusione del Covid-19 nei cantieri’ adottato il 24 aprile 2020 – all. 7 al DPCM 26 aprile 2020, con riferimento all’obbligo del tampone sanitario a tutte le maestranze impiegate nei cantieri edili siti nel territorio dell’Aquila, corregge e sconfessa il sindaco ravvisando la “possibilità di un’intesa tra tutte le istituzioni, enti, ordini professionali e associazioni del settore, che preveda l’esercizio facoltativo della sottoposizione a tampone sanitario…”. Il sindaco della città capoluogo, nonostante ciò, continua ad ignorarci e, oggi, preferendo un dialogo parziale con l’ANCE e gli Ordini Professionali, dimostra ancora sgarbo e scorrettezza istituzionale. Il risultato è che solamente a L’Aquila prevale un sentimento di confusione nell’intera filiera edile. I cantieri riaprono, ma non a L’Aquila. Il DPCM ed il Protocollo prevedono, inoltre, la costituzione dei Comitati di cantiere nelle grandi realtà dove vi sono RSU e RLS, ma soprattutto i Comitati territoriali di natura provinciale (vista la struttura del lavoro edile) costituiti dai rappresentanti delle parti sociali e il coinvolgimento dei RLST e CPT, con un ruolo importante degli Enti di formazione bilaterale. Le parti sociali dell’edilizia devono assolvere questi compiti. Esistono i protocolli nazionali e quelli vanno rispettati”.