L’ordine degli avvocati di Avezzano, con, di fronte, a guidare la truppa, il presidente, ossia Franco Colucci, non molla la presa sul presidio di legalità locale, l’oramai ben noto Tribunale di Avezzano, il quale foro e il quale titolo riempiono, da mesi, pagine e pagine di cronaca di carta e virtuale. Non sono, però, di carta o virtuali, le volontà di resistenza e le energie di vitalità di chi, nel Tribunale, continua ad operare giornalmente ed attivamente, come gli avvocati stessi, che, questa mattina, di buon’ora, si sono riuniti in assemblea nell’aula del piano terra.
«Un’assemblea convocata, innanzitutto, per riunire la categoria. – ha espresso il presidente Colucci di fronte agli astanti – Noi riteniamo che soltanto l’unione, di fatti, potrà salvare le sorti del nostro Tribunale di Avezzano. Un’unione che, però, non significa solo riunirsi come stiamo facendo oggi tra di noi, ma anche scambiarsi le conoscenze. Il Consiglio degli Avvocati è aperto, infatti, a chiunque possa dare una mano concreta. L’unione ci porterà, secondo me, a risolvere il problema della chiusura. Questo termine, unione, è anche importante ai fini della dignità della nostra categoria, la quale dignità si raggiunge unicamente stando vicini l’uno con l’altro e stimolando la crescita professionale degli iscritti, non solo attraverso lo studio e la preparazione, ma anche attraverso l’imitazione: per emulazione, cioé, dell’esperienza. Occorre, innanzitutto, preservare la categoria da danni dovuti a determinati comportamenti nocivi: dobbiamo essere uniti anche in questo contesto», ha detto in assemblea.
«Il primo obiettivo del nostro Coa è, ovviamente, la tutela del Tribunale. – ha continuato il presidente – Noi, come Consiglio dell’Ordine, abbiamo introdotto una serie di inizative proprio su questo fronte. Abbiamo, ad esempio, chiesto alla dottoressa Chiavaroli, sottosegretario alla Giustizia, di spendersi affinché almeno qualcuno degli amministrativi dell’ultimo Concorsone pubblico vengano inviati qui ad Avezzano. Abbiamo chiesto un interessamento. Siamo poi andati dal CSM per farci spiegare da loro la posizione e la motivazione circa la mancata copertura dei nostri posti vacanti: abbiamo, cioé, affrontato tecnicamente la questione».
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