La vicenda della giovane donna, mamma di due bimbe, rimasta a casa ancora non trova pace, o quantomeno, la necessaria chiusura del cerchio. Da una parte, di fatti, pende il decreto del Tribunale di Avezzano che stabilisce la proroga del contratto di lavoro, anche se lei di fatto non è stata ancora reintegrata e il risarcimento del danno arrecato che ancora non è stato eseguito.
Dall’altra parte, invece, insiste anche la questione relativa alla sua posizione in graduatoria per un altro posto di lavoro. Insomma: una vicenda, per dirla tutta, che ha scavalcato i confini regionali, finendo in Parlamento. Vicenda, quindi, tutt’altro che conchiusa e conclusa.
Innanzitutto, stando a quanto riferito dallo studio legale della giovane mamma, la graduatoria darebbe diritto all’assistente sociale ad ulteriori proroghe contrattuali dopo il 28 aprile, giorno in cui è stata fissata la scadenza della proroga del contratto di sei mesi, valido dal 27 ottobre dello scorso anno, contratto non rinnovato e al centro della vicenda in questione.
In realtà, però, proprio dopo il 27 aprile si era liberato un posto presso il Consultorio di Pescina e “la nostra lavoratrice è settima in graduatoria. C’è da dire che tutte le altre assistenti sociali, posizionate dopo di lei in graduatoria, fino addirittura ad arrivare alla 32esima stanno lavorando, quindi lei avrebbe avuto diritto ad occupare quel posto al Consultorio di Pescina, avendo peraltro priorità anche di essere collocata, per lavoro, in una sede più vicina proprio perché madre di bimbe piccole, tra cui una in allattamento”, annuncia il suo avvocato alla Redazione.
La lavoratrice si trova in una situazione protetta in quanto madre di due bimbe piccole. “Il neo direttore dell’area legale della Asl, il dottor Falchi – avverte il legale della donna, l’avvocato Salvatore Braghini – continua a parlare, relativamente a questa questione, di discrezionalità dell’azienda. Ma quando si tratta di essere madre e di essere un soggetto protetto, a livello di posto di lavoro, avendo anche la donna un’altra figlia con età al di sotto dei tre anni, l’azione da mettere in pratica è ben diversa, perché incorrono proprio degli obblighi legali e di tutela. La giovane lavoratrice abita ad Ortucchio, quindi il posto liberato nel Consultorio di Pescina come assistente sociale poteva benissimo essere assegnato a lei dall’azienda. Un’azienda, tra l’altro, che non ha nemmeno ancora chiesto scusa alla lavoratrice rimasta a casa ingiustamente”.