Una delle ultime indagini Istat raccoglie dei dati allarmanti riguardo l’incremento di molestie sul lavoro.
Per molestia non si intende solo quella sessuale, ma ci si riferisce a qualsiasi atto che comporti menomazione o soppressione del potere di godimento spettante al titolare di un diritto.
Nel 2022-2023 si stima che il 13,5% delle donne di 15-70 anni, che lavorano o hanno lavorato, abbia subito molestie sul lavoro e il 2,4% degli uomini di 15-70 anni. In particolare si tratta di sguardi offensivi, offese, proposte indecenti, fino ad atti più gravi come la molestia fisica. Quest’ultima però rientra in una sfera più delicata. C’è un piccolo grande mondo sommerso di disagi che possono venirsi a creare sul luogo di lavoro, riconducibili a discussioni, allusioni, condizioni lavorative non serene a causa di dinamiche create tra colleghi ma anche e soprattutto tra superiori e dipendenti.
Proposte inappropriate, ricatti per ottenere un lavoro o un avanzamento, molestie fisiche, offese verbali sembrano colpire principalmente le giovani donne – si continua a leggere sul report Istat- il 12% delle vittime appartiene alla fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni, mentre il 10,8% sono 25-34enni. È vero che i dati registrano una diminuzione di ogni tipo di molestia rispetto alle scorse rilevazioni, probabilmente grazie ai faticosamente conquistati cambiamenti culturali, ma non sono minimamente vicino al segnalare la scomparsa del fenomeno.
Se spostiamo lo sguardo dall’Italia fino all’America il report Women in the Workplace non evidenzia dati confortanti, anzi sottolinea come negli ultimi 5 anni i numerii non siano migliorati confermando come oltre il 40% del totale delle donne lavoratrici abbia subito un qualsiasi tipo di violenza sul lavoro.
Per le molestie sessuali i Italia, soprattutto nei confronti delle donne, dal 2017 esiste il movimento MeToo. Questo ha contribuito ad accrescere la consapevolezza collettiva, il 69,7% delle vittime in Italia dichiara di non sapere come agire, e quasi il 94% delle aziende non offre formazione sul tema. Figure come la consigliera di fiducia o centri di supporto specializzati, come i centri antiviolenza, possono fornire assistenza, orientamento e sostegno.