In Abruzzo, nel periodo aprile-giugno 2022, sono previste 31.870 entrate nel mondo del lavoro, 12.520 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Riguardano il 20,1% delle 29.600 imprese attive sul territorio, dato superiore alla media italiana (18,2%).
Del totale, quasi la metà delle entrate riguarda figure di difficile reperimento, mentre un ingresso su quattro riguarda giovani under 29. È quanto emerge da un’analisi condotta per l’Ansa dal Centro studi di Confartigianato Imprese Chieti L’Aquila, che ha elaborato dati Unioncamere – Anpal.
In particolare, in testa ci sono i servizi di alloggio e ristorazione ed i servizi turistici, che prevedono 9.470 entrate. Seguono i servizi alla persona (4.980), le costruzioni (4.180), il commercio (3.470) e i servizi di supporto alle imprese e alle persone (2.050). Tra le figure più richieste, vi sono i “Cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici”, con 7.170 entrate previste nel trimestre, gli “Operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici” (3.000), i “Commessi e altro personale qualificato in negozi ed esercizi all’ingrosso” (2.140), il “Personale non qualificato nei servizi di pulizia e in altri servizi alle persone” (2.330) e i “Conduttori di mezzi di trasporto” (1.470).
Prevede entrate il 56,1% delle imprese con un numero di dipendenti compreso tra uno e nove, il 22,5% di quelle che hanno tra 10 e 49 dipendenti, il 15,4% delle imprese con 250 dipendenti e oltre e il 6% delle imprese che hanno tra i 50 e i 249 dipendenti.
A livello territoriale, prevede entrate tra marzo e maggio il 22,6% delle 7.780 imprese attive nel Teramano, il 20% delle 8.350 imprese attive nella provincia di Chieti, il 19,4% delle 6.230 imprese attive nella provincia dell’Aquila e il 18,3% delle 7.240 imprese attive nel Pescarese.
Per la maggior parte delle entrate (38%) non sono richiesti titoli di studio; nel 31% dei casi è richiesto il diploma di scuola media superiore, nel 19% la qualifica o il diploma professionale e nel 11% dei casi la laurea. Per quanto riguarda i contratti, la maggior parte, il 54%, è a tempo determinato, mentre il 17% è a tempo indeterminato.