Diffusa la lettera aperta al Ministro della Giustizia Nordio, firmata da Donato Capece, segretario Generale SAPPE, per la Polizia Penitenziaria.
Caro Ministro Nordio,
Le scrivo con la speranza che le parole di questa lettera possano scuotere la Sua coscienza e quella delle Istituzioni che rappresenta.
Prendo ad esempio i fatti accaduti nel carcere di Bari perché emblematici della situazione generale delle carceri, che rispecchia lo stato comatoso del sistema penitenziario italiano.
È ora di guardare in faccia la realtà: l’emergenza nelle carceri non è solo il sovraffollamento, per quanto grave e inaccettabile, ma una piaga ancora più subdola e devastante.
Parlo delle violenze che, giorno dopo giorno, vengono inflitte ai poliziotti penitenziari, spesso nell’indifferenza generale.
La foto del poliziotto penitenziario ferito
Spero, Signor Ministro che abbia avuto modo di vedere la foto del collega rimasto ferito.
Immagini allora, per un attimo, se a essere ritratto su quella sedia, con il volto insanguinato e il corpo segnato da escoriazioni, fosse stato un detenuto anziché un poliziotto penitenziario. Si può solo immaginare il clamore che ne sarebbe scaturito.
Il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, esponenti politici di ogni schieramento, associazioni di vario genere, garanti dei diritti, e perfino la magistratura, sarebbero intervenuti con dichiarazioni, visite, avvisi di garanzia e, non dimentichiamolo, copertura mediatica estesa e continuativa.
E invece?
Quando la vittima è un poliziotto, il silenzio è assordante, lo Stato sembra girarsi dall’altra parte e il clamore mediatico diventa un sussurro, quasi impercettibile.
Vera emergenza non è solo il sovraffollamento
Ministro Nordio, la vera emergenza non può essere ridotta al numero di detenuti stipati in celle sovraffollate.
Il sovraffollamento è un problema serio, ma c’è di peggio.
C’è un’intera categoria di lavoratori dello Stato, i poliziotti penitenziari, che viene trattata come carne da macello.
Questi uomini e donne, che ogni giorno mettono a rischio la propria incolumità per garantire la sicurezza nelle carceri, sono esposti a una violenza inaudita, e lo fanno senza ottenere il minimo riconoscimento, senza che nessuno alzi la voce in loro difesa.
Rivolta Bari non è episodio isolato