A seguito dello sciopero proclamato dalla RSU nel mese di marzo, una delegazione sindacale e azienda hanno sottoscritto un verbale col quale si è condiviso l’obiettivo di dare priorità alla salute e sicurezza dei lavoratori attraverso la rarefazione delle presenze all’interno dello stabilimento realizzata per mezzo del ricorso alla CIGO con causale specifica emergenza COVID-19 (in sostituzione del contratto di solidarietà) e allo smart working per le attività remotizzabili, assicurando comunque la continuità produttiva, seppur in misura ridotta, a tutela dei rapporti commerciali con i clienti e la salvaguardia degli impianti.
Quasi subito, però, l’azienda ha deciso di depotenziare alcune delle misure concordate, assumendosi, pertanto, la piena responsabilità di eventuali conseguenze sanitarie.
Oltre a queste rilevanti problematiche, nel corso degli ultimi incontri tra delegazione sindacale e azienda, sono emersi temi critici che nulla hanno a che fare con il coronavirus, ma che riguardano seriamente le prospettive dello stabilimento marsicano.
Negli incontri di ottobre 2019 e gennaio 2020 presso il Ministero dello Sviluppo Economico, l’azienda, che può contare su uno stabilimento di 1500 dipendenti che vanta un’esperienza trentennale e altissime professionalità, ha annunciato il potenziamento delle attività di ricerca e sviluppo per il lancio di nuovi prodotti da affiancare a quelli già commercializzati, la collegata acquisizione di realtà
funzionali alla realizzazione di questo disegno, e la conclusione anticipata del contratto di solidarietà.
La fotografia di questi mesi restituisce, di contro, i dipartimenti di ingegneria e R&D duramente colpiti da CDS (contratto di solidarietà) e CIGO per COVID-19, dunque ridimensionati nella loro potenzialità. Né risultano essere state condotte le acquisizione annunciate. L’azienda, inoltre, ha recentemente dichiarato la sua intenzione di voler rientrare in regime di CDS una volta esaurita la CIGO per COVID-19 e ha piuttosto deciso di assumere un atteggiamento rigido nei confronti dei Lavoratori.
Se da un lato la delegazione sidacale è impegnata nel cercare soluzioni ai problemi contingenti dei Lavoratori legati alla fase COVID-19, dall’altra assume carattere di urgenza una riflessione profonda sul reale risultato dei tanti mesi di sacrifici dei Lavoratori, visto che a ormai 18 mesi dall’avvio del contratto di solidarietà, che ha
pesantemente ridotto i redditi di un’ampia fascia di lavoratori LFoundry (con ripercussioni sull’economia del territorio), i vecchi problemi sembrerebbero ancora irrisolti e il futuro dello stabilimento tuttora nebuloso.
La FIOM ritiene necessario un monitoraggio costante e accurato del processo in atto anche da parte della politica e delle Istituzioni, perché l’atavica carenza di una solida prospettiva industriale, denunciata dalla sola FIOM già al tempo della discussione sul CDS, sembrerebbe gettare ombre cupe sul sito marsicano.