“Questa politica industriale è priva di ogni logica”. Ancora allarmi, ancora preoccupazioni in casa LFoundry, alla vigilia del tavolo al Mise, a Roma, previsto per venerdì 30 aprile, alle ore 15 e 30, incontro on-line.
Alcune lavoratrici e alcuni lavoratori lanciano “Il Manifesto”, ribadendo nero su bianco alcuni punti cardine:
“Per vincere le sfide servono squadre coese e motivate a supporto di una compagnia solida che investe nel futuro. Quali sono gli asset più preziosi di una compagnia? Noi crediamo siano le persone che la compongono, con il loro variegato bagaglio di competenze, esperienze, professionalità. Senza di esse, qualsiasi compagnia, e a maggior ragione la nostra, sarebbe un ammasso di macchinari, anche costosi, ma incapaci di produrre alcunché, nessun valore aggiunto da portare sul mercato e farci profitto. E di cosa hanno bisogno le persone per impiegare al meglio i propri talenti, le proprie capacità, per misurarsi con le sfide che ci pone il mondo in cui operiamo? Motivazione, considerazione, consapevolezza di essere parte attiva di una squadra strutturata, dove ognuno nel proprio ruolo è importante per il raggiungimento del risultato. “Manpower” è uno dei pilastri indicati nell’ultimo team members, ebbene noi crediamo che esso sia non non UN pilastro, ma IL PILASTRO per il nostro successo“.
“Ma come viene attualmente declinata la costruzione di questo pilastro all’interno dell’ingegneria? Proviamo ad elencare dichiarazioni della dirigenza da poco più di un anno a questa parte – Gli ingegneri sono pagati troppo – L’ingegneria è un peso che deve essere scorporato dal Fab – L’ingegneria non è stata in grado di performare come atteso – C’è’ un 20 pct di ore lavorate in eccesso dall’ ingegneria Il tutto condito dalle seguenti azioni e dichiarazioni di intenti: – Istituzione di un premio di produzione che non tiene minimamente in conto indicatori di prestazione dell’ingegneria – Volontà di assorbire gli aumenti CCNL nel superminimo – Ostruzione nell’organizzare i corsi FNC (Fondo Nuove Competenze) orientati ad accrescere e diversificare competenze tecniche Intanto pressioni e carichi di lavoro crescono quotidianamente senza alcuna prospettiva di crescita, nella confusione di ruoli e obiettivi, all’ombra di una riorganizzazione che langue nella crisi identitaria di una compagnia, nata come IDM, ma che sembra muoversi in tutt’altra direzione. Intanto l’esodo di ingegneri e di forze tecniche con esperienze e competenze continua inesorabile, svuotando la compagnia del suo valore più importante. Con questo documento rivendichiamo il diritto ad essere considerati dalla dirigenza per quello che siamo e per cui ci impegniamo strenuamente ogni giorno: parte fondamentale del presente che ha anche la responsabilità di costruire il futuro. Compito che oramai non puoi più essere fatto facendo appello esclusivamente alla resilienza, qualità già ampiamente dimostrata, abusata e fuori luogo nel contesto attuale in cui operiamo. Per tale ragione chiediamo: – Istituzione di un serio incentivo alla performance, che colleghi opportunamente career path ben definito, performance evaluation e premi di produzione diversificati in obiettivi per dipartimento – Nessun riassorbimento degli aumenti previsti dal CCNL nei superminimi. Siamo inoltre ben consapevoli che una squadra motivata e coesa è una condizione necessaria ma non sufficiente a strutturare una compagnia per competere con le sfide, ma soprattutto per cogliere le enormi opportunità che il settore dei semiconduttori ci pone nell’immediato futuro. Sotto questo aspetto siamo fortemente preoccupati da ciò che osserviamo e che può essere riassunto dai seguenti punti salienti: – Tre eventi di shutdown nel giro 8 mesi – Prolungato ed estenuante regime di cost saving in tutti i dipartimenti e a tutti i livelli, senza neanche risparmiare ambiti fondamentali come le facility e i sistemi informatici, con i relativi problemi di sicurezza che ne potrebbero conseguire. – Investimenti irrilevanti sul sito di Avezzano che attualmente rappresenta il motore economico di tutta la compagnia, attraverso la produzione ad alto regime del suo cliente storico antecedente all’ avvento della nuova proprietà”, si afferma ne “Il Manifesto”.
“Con questo documento intendiamo quindi anche richiamare l’attenzione sui timori circa la reale volontà della nuova proprietà, che ad adesso sembra usare il sito di Avezzano come una opportunità di shopping (di revenue e di know-how), piuttosto che un asset determinante su cui costruire il futuro”, questa la conclusione.