Un 25 aprile che, nonostante le restrizioni Covid, nella Marsica, ha visto un’ampia partecipazione di fasce tricolore. Amministratori nei luoghi del ricordo, della preghiera, del monito. Primi cittadini che rievocano un passato fatto d brutalità e di sordità nell’ascolto dei diritti umani. Il buio nazi-fascista, poi c’è stata la Resistenza e poi l’alba di una nuova Patria.
Impossibile saltare un’appuntamento storico così, che permea di valori la Penisola e che riguarda l’Italia moderna, risorta, riassestata dopo l’atrocità della guerra e del disastro del dominio cieco.
Anche ad Avezzano, il sindaco Di Pangrazio non è mancato all’appuntamento per il 76esimo anniversario della Liberazione italiana, con indosso il simbolo dello Stivale tutto unito: la fascia tricolore. Quest’anno, è vero, è stata una celebrazione vissuta sottotono a causa del virus. Però c’è stata. “Quest’anno siamo in pochi – ha ribadito il primo cittadino di Avezzano, durante la celebrazione cittadina della Liberazione – ma anche se pochi, vogliamo ribadire un concetto di tanti: oggi vogliamo rappresentare la Festa della Liberazione, una festa di tutti. Penso che la storia degli ultimi tempi abbia faticato nel suo ruolo di rappresentare ai giovani il nostro passato e il passato dei nostri nonni, bisnonni e genitori. Ma la storia va sempre ricordata”.
Il 25 aprile, afferma il sindaco, del 1945 è una data che va tramandata in eterno, “perché simboleggia unità ed unione”.
“Bisogna – ha concluso – assorbire da quella data la forza, carpirne tutto lo spirito guerriero per camminare anche oggi verso il futuro, quello che si trova oltre la siepe di questo maledetto virus, che ci ha tolto tante libertà; solo se saremo uniti e se la storia la faremo assieme, senza steccati a dividerci, potremo festeggiare un giorno la Liberazione dal Coronavirus. Ai giovani di oggi dico: ragazzi, rispettiamo ancora le regole, resistiamo in questo momento difficile. Manca poco per la libertà dalla pandemia”, questa la conclusione.