“Nel periodo di lockdown e con l’applicazione dello smart working, in provincia dell’Aquila si è registrato un calo delle prestazioni lavorative di circa il 20%. Il risultato delle attività e il raggiungimento degli obiettivi finali hanno risentito dell’applicazione del lavoro a distanza”.
Il dato viene fornito dal presidente di Confindustria L’Aquila Abruzzo Interno, Riccardo Podda, sulla base delle risultanze dell’utilizzo di massa delle tecnologie e del telelavoro nella fase di emergenza da Coronavirus.
“Il Covid ha fatto comprendere – afferma Podda – quanto sia rilevante e attuale l’opportunità di operare da remoto, nel mercato del lavoro, ma le infrastrutture digitali si sono rivelate non ancora all’altezza di “reggere” l’impatto di una digitalizzazione delle attività produttive con un’alta percentuale di incidenza dello smart working”.
Secondo il presidente di Confindustria “dirigenza e management degli enti pubblici e delle aziende private, in buona parte, non sono ancora pronti psicologicamente alla gestione del personale da remoto. Parte della popolazione lavorativa ha operato, in smart working anche 24 ore al giorno, in maniera molto pro-attiva”, rileva Podda, “la restante parte ha subìto un parziale décalage delle prestazioni, che ha fatto scendere, in provincia dell’Aquila, il livello delle prestazioni di circa un 20%. Le cause sono da ricercare nell’insieme delle abitudini stratificate, soprattutto nel management che gestisce la forza lavoro, che non ha ancora raggiunto un livello formativo tale da condurre nella pienezza del nuovo ruolo le prestazioni in smart working”.
Altro punto fondamentale, secondo Confindustria, “è la fisicità delle prestazioni che – fatta eccezione per le attività manifatturiere “pure e tradizionali” – vedono ridursi le connessioni ancorate alla postazione lavorativa classica. “Un modello da aggiornare e ri-orientare”, evidenzia il presidente Podda, “nella società attuale si va sempre di più verso una graduale e parziale smaterializzazione delle attività. Avvertiamo, come associazione di categoria, la necessità di avviare percorsi formativi sull’utilizzo dello smart working e del co-working, che i grandi gruppi industriali hanno sperimentato da anni e che forniscono alle aziende il vantaggio di usufruire a distanza di personale altamente specializzato, per le figure professionali richieste”. Questa la traiettoria futura, spiega Podda “tanto più in provincia dell’Aquila dove il polo elettronico, il farmaceutico, l’industria aerospaziale stanno spingendo in questa direzione. Ovvio che l’attività manifatturiera manterrà sempre una parte di vitalità ed importanza, ma questa trasformazione del lavoro sarà sempre più incalzante per gli imprenditori. Allo stesso modo, le filiere intese nella completezza del termine, dovranno prender atto di queste trasformazioni e, quindi, anche le piccole e medie aziende, per non essere tagliate fuori dal mercato e per disincrementare i costi”, sottolinea il presidente di Confindustria, “devono aprirsi alla graduale smaterializzazione delle prestazioni, come beneficio strutturale ( sedi più piccole e costi di gestione minori) e come opportunità per una nuova impresa agile e orientata al segmento più alto della piramide del valore”.
Podda, infine, è intervenuto sulle dichiarazioni rese dal presidente nazionale dell’Inps, Tridoco, secondo cui “le imprese non riprenderebbero l’attività per questioni di opportunismo poiché, in attesa che il mercato riparta, è lo Stato a farsi carico dell’80% della busta paga dei lavoratori”.
“Affermazioni – conclude Podda – che non rendono giustizia alle tante imprese, soprattutto le più piccole, che stanno attraversando un momento di crisi profondissima dovuto alla forte contrazione della domanda dai mercati esteri e per gli oneri discali e contributivi a cui devono adempiere. Tanto più in provincia dell’Aquila, un territorio che paga ancora il doppio scotto del sisma 2009 e di quello del Centro-Italia, con tutte le debolezze di un sistema nfrastrutturale che richiede interventi immediati, per i quali Confindutria ha chiesto il riconoscimento di area di cridi dell’Abruzzo interno”.