“Vogliamo riprendere il discorso sugli orsi e i rifiuti urbani perché abbiamo visto e letto diversi articoli e post su questo argomento. Nel corso dell’estate c’è stata qualche segnalazione di orsi bruni marsicani a cassonetti della raccolta differenziata. Tali episodi sono stati, per fortuna, circoscritti, almeno per l’area Parco, ai Comuni di Lecce nei Marsi, Scanno e a Villetta Barrea. Come già più volte comunicato, i rifiuti solidi urbani possono essere, al pari di orti, pollai e frutteti, un elemento di forte attrazione per gli orsi”. Lo chiarisce e specifica l’Ente Parco nazionale attraverso una nota diramata sui social.
“Gli orsi possono essere attratti dai rifiuti organici, come facilmente intuibile, ma anche dai cassonetti della plastica, della carta e perfino del vetro, perché contenenti rifiuti sporchi e/o odorosi di resti alimentari. – aggiunge il Parco – Ad ogni modo, tale criticità è sempre stata estremamente rara all’interno della popolazione di orsi bruni marsicani. Emerse per la prima volta in assoluto ai tempi dell’orsa Yoga, sul finire degli anni ’90, per poi verificarsi nuovamente nel 2021 e nel 2022 a Roccaraso, Comune del Parco Nazionale della Maiella, con Carrito e questa estate a Lecce nei Marsi e a Villetta Barrea”.
“All’interno dei Comuni del Parco, la problematica ha riguardato principalmente i bidoni della raccolta differenziata delle attività della ristorazione (ristoranti, bar e alberghi, perché più grandi e perché sempre esposti all’esterno, notte e giorno. Per i mastelli delle abitazioni private, invece, il problema è stato da subito arginato attraverso l’adozione da parte del Comune di ordinanze sindacali che imponevano l’esposizione dei mastelli al mattino, adeguando di conseguenza anche gli orari delle operazioni di raccolta. “Come detto, moltissime volte, nessun Parco nazionale ha competenze per intervenire sulla gestione dei rifiuti, di competenza degli stessi Comuni o delle municipalizzate, e sono dunque queste ultime a scegliere, acquistare e fornire ai cittadini e alle aziende i mastelli e i bidoni per la raccolta dei rifiuti. Il PATOM argomenta in merito a diverse questioni inerenti la conservazione dell’orso bruno marsicano che sembrano sfuggire a molti, mentre viene puntualmente citato rispetto alla problematica dei cassonetti dei rifiuti. In effetti nell’Azione (B5) sulla gestione degli orsi confidenti la tematica dei rifiuti, così come la messa in sicurezza dei pollai e degli orti afferisce ai Parchi, alle ONG e all’ex Corpo Forestale delle Stato. Ovvio che questo compito, ritenuto importante ai fini della gestione degli orsi confidenti, non può essere svolto d’imperio né dai Parchi, né dalle ONG, né oggi, dai Carabinieri Forestali senza la collaborazione di chi ha il governo del territorio e cioè le Amministrazione comunali. Ci sembra un concetto fondamentale che non può essere usato a fini strumentali poiché ogni amministrazione pubblica rispetta delle leggi e ha delle competenze specifiche”, si legge nella nota.
“Nel 2022, a seguito delle molteplici criticità fatte emergere dall’esperienza di Carrito a Roccaraso, il Parco si era fatto carico di un intervento straordinario per la messa in sicurezza di queste strutture in alcuni Comuni, intervenendo con fondi propri per in 36 postazioni, un sistema di messa in sicurezza sperimentale per i bidoni della differenziata utilizzati dalle attività commerciali (come bar e ristoranti). Il tutto non avendo risorse adeguate per acquistare e installare i famosi bidoni antiorso di derivazione nordamericana, la cui efficacia è provata, ma il cui costo unitario di circa 500,00 euro cadauno è proibitivo, soprattutto se pensato per tutti i bidoni della differenziata e non solo per quelli dell’umido. Il sistema progettato e installato prevede il blocco delle batterie di bidoni della spazzatura grazie ad un sistema con sbarre di acciaio mobili, che non permettono il ribaltamento a terra dei contenitori (l’unico modo che gli orsi hanno per tirare fuori i rifiuti) da parte del plantigrado. Ovviamente affinché il sistema sia efficiente è necessario che il coperchio del bidone, in particolare durante la notte, sia sempre chiuso con l’apposita serratura e i rifiuti in eccedenza non vengano lasciati a terra o sopra la struttura o parzialmente fuori, come è successo di recente, perché così si vanifica la tenuta del sistema di prevenzione”.
“Il sistema progettato non rende i cassonetti “a prova d’orso” ma, al pari delle recinzioni elettrificate, rappresenta una messa in sicurezza e un deterrente per l’orso nel cercare cibo facile nei cassonetti. Al pari delle recinzioni elettrificate, se male utilizzato, non impedisce e non impedirà mai al 100% che l’orso abbia accesso a uno o più bidoni della spazzatura.
Un sistema che, in un contesto amministrativo come quello descritto nelle righe precedenti, ha rappresentato un effettivo intervento temporaneo volto a limitare il rischio di condizionamento degli orsi, in attesa che Comuni e Società di Gestione, più volti interessati dal Parco e dal Ministero riescano finalmente a rendere “a prova d’Orso” l’intera filiera della raccolta e smaltimento dei RSU”.
“Al netto delle strumentalizzazioni spesso promosse da più voci, il sistema sperimentato e implementato dal Parco (il cui costo unitario è circa un terzo di un singolo bidone antiorso), se correttamente utilizzato, ha funzionato e funziona, come dimostrato diverse volte e come risulta chiaramente dal video di una fototrappola posta proprio per testare la funzionalità. Al contrario, se chi depone la spazzatura non ha cura di richiudere i bidoni nel modo corretto o se l’Amministrazione Comunale non sollecita la società di gestione ad una pronta raccolta, soprattutto nei periodi di alta stagione permettendo alle buste di accumularsi anche al di fuori dei bidoni, ecco che non vi può essere sistema che tenga, nemmeno se il bidone fosse blindato!
La semplificazione e la pretestuosità mai potranno essere amiche di una buona e sana convivenza uomo-orso, che per essere tale ha bisogno di essere dinamica attraverso continui aggiustamenti e passi in avanti. Perché gli orsi troveranno sempre un modo per aggirare l’essere umano e nessun intervento, quando si parla di fauna selvatica può essere considerato definitivo.
Del resto, anche a Whistler, British Columbia, Bear Smart Community da più di 10 anni, dove l’Amministrazione comunale investe migliaia di dollari ogni anno per favorire la coesistenza con gli orsi e dove ovunque ci sono cassonetti a prova d’orso, oltre che pannelli sui corretti comportamenti da adottare, abbiamo potuto vedere con i nostri occhi, un orso nero americano mangiare, in pieno centro cittadino e in pieno giorno, gli avanzi di un cheeseburger che qualcuno aveva incautamente abbandonato”.
“Non smetteremo mai di dire che sulla convivenza dobbiamo lavorare tutti insieme e, come ripeteremo fino alla nausea, ognuno deve fare la propria parte altrimenti sarà impossibile per qualunque Ente operare il miracolo!”, questa la conclusione.