“Riteniamo semplicemente vergognosa l’approvazione da parte degli Stati membri, su proposta della Commissione Europea, della modifica dello status di conservazione del lupo nella Convenzione di Berna, da specie particolarmente protetta a protetta. Eppure con la legge 157 del 1992 l’Italia lo volle specie particolarmente protetta e noi non vogliamo e non possiamo tornare indietro”.
“Si tratta di una scelta che nulla ha a che vedere con la scienza e con la protezione della biodiversità sempre più in crisi, ma sembra invece una “vendetta” della presidente Ursula Von Der Leyen contro i lupi, come quello “colpevole” di aver ucciso il suo pony, e per questo condannato a morte. Pony che ricordiamo era privo di adeguate protezioni.
Per Enpa, quella odierna, è una scelta che ci riporta indietro di decine e decine di anni, anche a livello culturale, e soprattutto che va contro la società civile, il mondo scientifico e i cittadini che chiedono, invece, maggior rigore nella protezione del lupo che si nutre in gran parte di selvatici, di ungulati e quindi di cinghiali di cui, nell’ignoranza generale, è il maggior predatore.
“È noto che in Italia e in molti altri Paesi il lupo è ancora a rischio, ed è inaccettabile che anziché diminuirne la tutela, non si faccia un serio intervento contro il bracconaggio che ogni anno uccide centinaia di esemplari, almeno il 10% della popolazione. Dati, questi, volutamente ignorati. La verità è che per non perdere i consensi politici legati alle lobby degli allevatori non virtuosi – che non applicano sistemi di prevenzione lasciando gli animali incustoditi – e delle associazioni di categoria – che gridano guerra contro ogni animale eccetto quelli sfruttati e spesso maltrattati per finire nei piatti di persone poco consapevoli- l’Europa apre alla possibilità di condanna a morte del lupo, un’altra vittima da sacrificare nel cinico spettacolo politico attuale”.
Comunicato stampa