La presenza di decine di lacci in metallo mimetizzati nel sottobosco e ben ancorati alle piante, è stata segnalata alla Polizia Municipale di Manoppello da una squadra di cacciatori, denominata “i casalesi”, autorizzata alla caccia al cinghiale, con caposquadra Severino Salvatore, in diversi punti del territorio pedemontano di Manoppello.
“Verosimilmente usati per la cattura dei cinghiali, i lacci in metallo, che forse sarebbe più appropriato chiamare cappi – hanno riferito i cacciatori – sono veri e propri strumenti di tortura. Il filo metallico blocca l’animale per un arto, l’addome oppure la gola provocando una morte straziante e lenta. Va detto che non sono però solo i cinghiali a rimanere intrappolati. Volpi, caprioli, specie protette come per esempio i lupi – hanno aggiunto – possono essere vittime di questi metodi di caccia illegale che non risparmiano neppure i cani segugi utilizzati per le battute venatorie. Si tratta di fenomeni purtroppo sempre più frequenti che abbiamo voluto segnalare e che segnaleremo in futuro alle autorità competenti qualora dovesse di nuovo capitarci di trovare, fra l’altro ben mimetizzati e in zone impervie dei nostri boschi, questi strumenti di cattura illegale”.
Dopo la segnalazione la Polizia municipale di Manoppello ha immediatamente messo al corrente dei fatti i Carabinieri del Nucleo Forestale di zona che già operano per reprimere queste forme di caccia illegale e che, naturalmente, continueranno a lavorare per prevenire queste forme di reato.