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Maurizio Babbo: un ingegnere marsicano nell’Olimpo globale della Tecnologia al servizio dello Spazio

Volare, nel Blu dipinto di Blu, grazie al ‘motore’ immobile del sole. Il primo giro del mondo nella storia dell’umanità effettuato attraverso una fonte di energia pulita e con un romantico bacio, fra cielo e terra, condensato nella musica silenziosa di un aereo che è pronto a cambiare il mondo. Sono quasi 500 le ore di sospensione nel vuoto, in lungo e in largo per il dorso e la schiena di ben quattro continenti e di ben 17 tappe prestabilite, che hanno visto protagonista la scienza del futuro ed il moto avveniristico dell’uomo moralmente ambizioso di adesso. Diciamo che non tutti i mali vengono per nuocere, che non tutte le rondini ritornano solo a primavera e che non tutte le ciambelle sono buone solo se posseggono il famoso buco. Là, dove il sole è ancora una stella di mezza età e l’universo diventa una parola vera, dotata di senso compiuto, un ingegnere marsicano, nativo di Avezzano, ma emigrato per futuro e per lavoro in molte altre parti del globo, sta cucendo, filo dopo filo ed ago dopo ago, la coperta di Arianna di un grande avvenire personale e collettivo. Maurizio Babbo, ingegnere aerospaziale, non mostra arroganza negli occhi, ma solo l’umile concezione di chi, dalla vita, ha tentato di prendere un po’ tutto il bagaglio conoscitivo possibile, dal bello al cattivo tempo.

Tassello umano di punta riguardo a due delle maggiori missioni europee spaziali, ATV (Automated Transfer Vehicle) e GALILEO, l’ingegnere di Avezzano, laureatosi con il massimo dei voti presso il Polo universitario di ‘La Sapienza’ di Roma, considera la vita, dalla vasta sommità del cielo, come un anello di congiunzione fra tante altre vite sulla Terra. «Il cielo e lo spazio – dice – hanno sempre attirato la nostra curiosità ed i nostri sogni ed io, personalmente, mi sento fortunato ad aver avuto la possibilità di fare qualcosa che vada in questa direzione. E’ vero, ho avuto la fortuna di lavorare per due dei più grandi progetti spaziali europei: ATV, in Francia, e GALILEO, in Germania e al Fucino; entrambe le esperienze mi hanno fatto crescere tanto, sia a livello professionale che personale». ‘Solar Impulse’, però, dal canto suo, è uno dei progetti più lungimiranti di questo periodo di formidabile fermentazione scientifica. Si tratta del prototipo di un velivolo aereo caratterizzato dalla possibilità di librarsi in aria senza combustibile, poiché alimentato esclusivamente ad energia solare. Lo scopo finale del progetto, nato in Svizzera nel 2003, è stato quello di dimostrare la possibilità di poter circumnavigare il globo terracqueo, senza l’utilizzazione di una fonte diversa da quella pulitissima della nostra stella celeste, appunto. Babbo, di appena 35 anni compiuti, quindi, ha messo la firma al volo straordinario del ‘Solar Impulse’(aereo dotato di quattro motori elettrici), occupandosi della predisposizione e dell’elaborazione dei dati relativi alle migliori condizioni atmosferiche verificate, in modo da poter rendere possibile il volo dell’aereo nelle condizioni fisiche più adatte.

Nel mese di giugno scorso, il Solar ha effettuato, per la prima volta nella storia dell’umanità, la traversata dell’Atlantico con energia solare, mentre, uno dei due piloti del progetto, Borshberg, è diventato il recordman relativo al primo volo in solitaria, con tappa sul Pacifico di 8.924 chilometri, in poco meno di cinque giorni e cinque notti. Il velivolo svizzero in fibra di carbonio ha un’apertura alare di ben 72 metri e mostra un peso totale pari a 2300 chilogrammi. Sulle ali, inoltre, sono collocate più di 17.000 celle fotovoltaiche in silicio, le quali hanno il compito di rifornire i quattro motori elettrici e di caricare oltre 630 chilogrammi di batterie al litio. Alla domanda, perché ti piace tanto il tuo lavoro, in una recente intervista, Babbo ha risposto con queste esatte parole: ‘perché sembra che io sia parte integrante del futuro che verrà’.

«Di solito, le missioni spaziali, come anche Solar Impulse, quando nascono come idee portano con loro una valigia di mille incognite e di mille dubbi; ma la storia ci insegna che, avendo curiosità, propensione per la scoperta e confidenza con l’ignoto, forse, spingendoci oltre, si potrebbe anche arrivare a capire il mondo e magari anche a migliorarlo». L’aereo Solar Impulse è atterrato definitivamente martedì 26 luglio 2016, alle ore 2 del mattino, ad Abu Dhabi, dopo aver attuato il giro del mondo grazie solamente all’energia solare. Alla guida dell’aereo del futuro, i comandanti, piloti e sognatori Bertrand Piccard e André Borschberg.

 

13886951_10209927674858025_7878976189308673461_nCosa ha significato, per questo giovane ingegnere, prendere parte ad un progetto pionieristico come questo? «Solar Impulse è stata una scommessa dell’aviazione, una sfida tecnologica, ma soprattutto una grande esperienza umana. Il team era composto, oltre a me, da ingegneri svizzeri, tedeschi, austriaci, francesi, ognuno dei quali ha mostrato, durante la stesura del progetto, le proprie abitudini e le proprie peculiarità. Però, quando ci si ritrova a condividere un’ambizione così grande e così spaventosa al tempo stesso, non si può far altro che stringere legami forti tra le persone che navigano sulla stessa barca: questi legami, di fatti, sono stati necessari per raggiungere un obiettivo pazzesco come quello del Solar Impulse. Il progetto ha avuto ed ha un fortissimo valore simbolico: difficilmente, infatti, si troveranno applicazioni aeronautiche ‘clean’ su larga scala; con Solar Impulse, insomma, si è voluto mostrare al mondo che è possibile pensare in maniera differente. Io – continua Babbo – provo orgoglio per essere stato parte di questa grande avventura. E poi, la vita, per me non è poi così dura, nonostante io viaggi molto: bisogna, infatti, accettare il fatto di doversi spostare per varie parti del globo, di tanto in tanto, ma far parte di progetti tanto ambiziosi dà una marcia in più, una grande spinta nella vita di tutti i giorni, e ripaga anche di tutti i sacrifici fatti fino ad ora». Dalla città di Avezzano, quindi, fino a monitorare il volo completo del primo aereo che ha praticamente circumnavigato la Terra con il solo impulso dell’energia solare, ossia attraverso una risorsa di energia pulita. Maurizio Babbo ha avuto, in questa avventura coraggiosa, un ruolo chiave nella missione internazionale. L’aereo ha fatto tappa a Mascate (Oman), Ahmedabad e Varanasi (India), Mandalay (Birmania), Chongqing e Nanjing (Cina) e Nagoya (Giappone), per poi traversare il Pacifico fino alle Hawaii (USA) e, successivamente, ha fatto tappa a San Francisco, Phoenix, Tulsa, Dayton, Lehigh Valley e New York. Infine, ha sfiorato l’Atlantico, per arrivare a Siviglia e a toccare la punta de Il Cairo, da dove è ripartito, poi, per l’ultima corsa dell’idea di capovolgimento globale, verso Abu Dhabi.«Ora, – afferma soddisfatto – vedo il mio futuro in un centro di controllo spaziale: in Europa ci sono tanti progetti interessanti ed io sto lavorando con il mio manager per cercare una posizione in un progetto che possa essere interessante come le precedenti occupazioni; con un po’ di fortuna, – conclude – spero di trovare ben presto un’attività che sia altrettanto entusiasmante ed ambiziosa come questa».

Forse, l’in bocca al lupo, in casi come questo, potrebbe anche apparire troppo scontato. I primi uomini che hanno camminato per il mondo, i quali vivevano in perfetta simbiosi con la Natura, sapevano, in cuor loro, di non poter volare. Oggi, invece, si vola e la simbiosi con Madre Natura, dopo tanti anni di incomprensione e di lontananza, è tornata al varco, pronta per essere rivalutata, più testarda che mai.

 

 

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