Ricordare, a volte, salva l’uomo, guidandolo sulla strada del bene. Ricordare è l’insegnamento lasciato in eredità da Primo Levi, il chimico e scrittore italiano, che ha scritto alcune delle pagine più buie della storia dell’umanità, quelle macchiate del sangue di milioni di ebrei uccisi. Ricordare è lo scopo della Giornata della Memoria, in occasione della quale il Prefetto dell’Aquila, Giuseppe Linardi, ha invitato i familiari di sei cittadini, originari della provincia aquilana, che, durante la Seconda Guerra Mondiale, furono deportati nei lager nazisti. Medaglie d’onore per le famiglie di sei vittime mancate dei tempi sbagliati e della più cieca follia umana. Ad essere insignito dell’onorificenza anche il civitellese Raffaele Venditti.
«Civitella Roveto ha visto premiare la memoria di un suo grande cittadino, scomparso, purtroppo, qualche anno fa, alla veneranda età di 102 anni». Parole, queste, di Pierluigi Oddi, dottore in Legge e vicesindaco di Civitella Roveto. «Si tratta di Raffaele Venditti, classe 1913, deportato e internato nei lager nazisti e costretto al lavoro coatto».
La città dell’Aquila, dunque, è stata il luogo del ricordo, espresso attraverso importanti riconoscimenti, resi a chi ha vissuto l’inferno sulla terra, ma ne è uscito fuori, tornando a casa e raccontando ciò che è stato. «Raffaele Venditti, conosciuto a Civitella Roveto come ‘Zì Raffaele’, ha vissuto due anni da prigioniero. Costretto ad obbedire a soldati stranieri, ad estenuanti lavori fisici, in condizioni al limite delle umane possibilità». Eppure ce l’ha fatta.
Quando la voglia di vivere si è fatta più forte della voglia di sopravvivere, Raffaele è salito sul treno che come ultima stazione aveva la sua casa. Nel 1945, mentre la guerra stava, ormai, per avviarsi ad una conclusione definitiva, Raffaele tornò a Civitella Roveto. Qui, nel paese che ha sempre avuto nel cuore, ha cresciuto la sua famiglia, coltivando il ricordo di un passato di cui non ha mai smesso di essere testimone. «Anche l’Amministrazione comunale di Civitella – scrive Pierluigi Oddi, in un post su Facebook – esprime immensa gratitudine al concittadino Raffaele Venditti, alla sua famiglia e al figlio Fausto, che si è recato a ritirare l’importante onorificenza, perché non si può e non si deve dimenticare. Grazie Raffaele».
Un paese intero non dimenticherà Zì Raffaele, la sua voce pacata e piena di ricordi, che, come spine velenose, hanno continuato a far male fin dentro le ossa. Sarà proprio il ricordo, preservato da chi, come lui, si è sempre fatto avanti per raccontare le atrocità vissute, a rendere meno buia la storia che l’uomo deciderà di scrivere.