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‘Navigare Sicuri 2017’ il Co.Re.Com. Abruzzo fa scuola sulle nuove tecnologie

Questa mattina, presso la sala consiliare del Comune di Pescara, si è svolto l’evento ‘Navigare Sicuri 2017’, iniziativa del Co.Re.Com. Abruzzo in collaborazione con l’Unicef, patrocinata dal Comune di Pescara e con la collaborazione della Polizia Postale, dell’Ufficio Regionale Scolastico e dell’Arit. L’evento ha visto la presentazione dei risultati dell’indagine conoscitiva sull’utilizzo delle nuove tecnologie, condotta su oltre 5000 studenti delle scuole secondarie di secondo grado abruzzesi. Sono intervenuti il Sindaco di Pescara Marco Alessandrini, il Presidente del Co.Re.Com. Filippo Lucci, la Presidentessa dell’Unicef Anna Maria Cappa Monti e la Dott.ssa Angela Rapicavoli che ha portato i saluti del Direttore dell’Ufficio Regionale Scolastico Ernesto Pellecchia.

L’evento ha, inoltre, raccolto i contributi della Dottoressa Elisabetta Narciso Dirigente della Polizia Postale Abruzzo, del Dottor Gian Mauro Placido, Direttore tecnico della Polizia Postale Abruzzo e del Dottor Giammaria de Paulis, autore del libro ‘Facebook: genitori alla riscossa’. Tutti i relatori intervenuti hanno colto l’attenzione degli studenti presenti che hanno ascoltato con interesse sia le argomentazioni legate alle problematiche inerenti il cyberbullismo, l’incitamento all’odio e il sexting, sia quelle relative al corretto utilizzo delle nuove tecnologie quali sicurezza informatica, reputazione online e privacy.

«Navigare Sicuri – ha dichiarato il Presidente del Corecom Abruzzo Filippo Lucci – nasce con l’intento di investigare il comportamento online dei giovani studenti abruzzesi al fine di promuovere un utilizzo più responsabile e consapevole delle nuove tecnologie, dei dispositivi mobili, dei social network e di internet nel suo complesso».

«Alla luce dei dati raccolti – ha dichiarato Giammaria de Paulis, che ha presentato i dati raccolti durante l’indagine – sono emerse significative valutazioni in merito alle esperienze di navigazione online e all’utilizzo da parte dei ragazzi delle tecnologie ad esse connesse». Nello specifico dell’indagine si è potuto constatare che i giovani «si sentono sicuri» quando navigano online, infatti oltre il 60% dichiara di conoscere i rischi della rete e di essere capace di starne lontano.

Tale risultato è sicuramente anche frutto di una ‘cultura della propria tutela online’ che si è diffusa grazie ai continui interventi formativi da parte degli adulti; infatti, oltre il 65% dei ragazzi intervistati ha dichiarato di aver ricevuto insegnamenti e suggerimenti in merito e, nella fattispecie, tali indicazioni sono state fornite da genitori (circa il 67%) – che, negli ultimi anni mostrano sempre una maggiore attenzione all’argomento – esperti del settore (35%) e dagli insegnanti (33%).

Benché i ragazzi, dicano di sentirsi sicuri mentre navigano online, risulta interessante il fatto che oltre il 48,5% dichiara, comunque, il desiderio di voler conoscere eventuali pericoli e insidie nascosti nella rete e che il 28,3% vorrebbe approfondire gli aspetti positivi di internet per sfruttarne al meglio le potenzialità. Viene, però, confermata anche la tendenza che negli ultimi mesi ha destato molto clamore sulle cronache locali e nazionali, quella legata all’hate speech (incitamento all’odio) in quanto oltre il 46% dei ragazzi dichiara che tra i contenuti negativi che visualizza maggiormente online vi sono gli insulti e l’istigazione alla violenza (46,6%), seguiti da giochi e scommesse (45%) e immagini pornografiche (40,3%); non sono da meno, purtroppo, anche contenuti legati alla discriminazione razziale (38%) e al consumo di droghe (32%).

Un riscontro importante è stato quello ottenuto analizzando le reazioni che i ragazzi hanno alla visione dei contenuti poco leciti: il 66,5% non ne parla con nessuno, mentre la restante parte si confronta principalmente con amici (80,8%) e con genitori (44,2%). Per quanto concerne attività più vicine alla sfera del cyberbullismo, gli episodi più diffusi tra i giovani sono per lo più legati alla ricezione di messaggi che hanno spaventato la vittima (38,3%), l’esclusione da parte di community e/o gruppi (36,3%) – ad esempio, gruppi di classe su whatsapp – e la pubblicazione online di pettegolezzi e cattiverie sul conto della vittima (33,9%).

Per quanto riguarda, invece, l’utilizzo degli strumenti per connettersi alla rete, lo smartphone si attesta, con il suo 95%, lo strumento in assoluto più utilizzato; WhatsApp (99%) e Facebook Messenger (58%) si confermano le applicazioni di messaggistica più usate; Facebook e Instagram rimangono attualmente i social network più impiegati (84% il primo e 82% il secondo).

 

 

 

 

 

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