Laboratori di analisi portatili, sistemi di intubazione endotracheale a visione indiretta, ventilatori automatici e meccanici di soli 100 g, tutti sistemi che per peso e ingombro diventano ‘zainabili’, ovvero trasportabili in uno zaino e pronti all’utilizzo anche in un ambiente impervio.
Sono queste le ultimissime innovazioni presentate nell’ormai consolidato corso di ‘Ricerca e Stabilizzazione del Travolto da Valanga’, l’evento formativo promosso dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo e giunto alla sua Nona Edizione, grazie a impegno e dedizione del suo responsabile scientifico, il medico del Soccorso Alpino Gianluca Facchetti.
Dopo tre giorni di intenso lavoro in aula e sul campo, negli scenari montani del Gran Sasso e di monte Magnola, il corso si è concluso oggi, con la partecipazione di 36 allievi, tutti sanitari, che attivamente hanno toccato con mano cosa vuol dire operare durante tutte e tre le fasi di una ricerca in valanga.
Al sanitario si richiede non soltanto di stabilizzare il paziente agendo secondo protocolli specifici, ma di farlo in ambiente impervio invernale e partecipare attivamente anche nelle due fasi di ricerca ed estrazione del travolto.
Il primo giorno di corso, tutto teorico, ha visto la partecipazione di docenti di assoluta eccellenza.
Gli interventi hanno spaziato dall’inquadramento generale fino all’autosoccorso, all’elisoccorso e alle unità cinofile da ricerca.
La giornata di sabato è stata dedicata prima alla sperimentazione da parte dei sanitari delle tecniche dell’autosoccorso in valanga; poi, in aula, alla simulazione di scenari sanitari realmente accaduti e vissuti in prima persona, nel ruolo di soccorritori, dagli stessi docenti.
L’ultimo giorno di corso i sanitari hanno sperimentato in ambiente le procedure mediche già viste in aula, riscontrando la grande differenza dell’operare sulla neve, al freddo e con il vento.
“Nel 2018 in Italia ci sono stati 31 morti per valanga, di cui ben tre solo in Abruzzo. Stiamo parlando del 10% dei morti, eppure – induce Facchetti a una riflessione – l’Abruzzo non ha il 10% delle montagne italiane né il 10% del flusso turistico montano del Paese”.
Fonte e foto di: Cnsas