Il progetto “a valle” prevede la realizzazione di una rete di distribuzione dell’acqua in condotte in pressione su 5.200 ettari nella parte orientale del Fucino. Sulla carta questo è un aspetto senz’altro positivo in quanto permette di introdurre tecniche di irrigazione più efficienti.
Problemi enormi però sono “a monte” perché
per riempire queste condotte si intende reperire l’acqua dalla falda (cioè dai pozzi), da due sorgenti e dal fiume Giovenco, ossia tre componenti ambientali già oggi assolutamente in crisi anche a causa dei cambiamenti climatici e da un uso scorretto della risorsa idrica.Nel bilancio idrico si sostiene che si potranno derivare dal Giovenco 340 litri al secondo per 881.280 mc mensili. Tenendo conto dei dati del rilievo ARAP svolto sul fiume a settembre 2022 dal Giovenco, con la portata di soli 286 l/s, rispettando il Deflusso Minimo Vitale (che è di 200 l/s), si potrebbero teoricamente captare solo 86 l/s e non i 340 previsti, con una conseguente disponibilità idrica mensile di 362.880 mc cioè il 59% in meno rispetto. quanto previsto!
I pozzi
Secondo il progetto, ben 3.626.600 mc/mese di acqua sarebbe emunta dai pozzi esistenti.
Intanto negli elaborati progettuali ci sono due dichiarazioni che da sole dovrebbero portare al rigetto dell’intervento per manifesta carenza di informazioni (eufemismo): “Per quanto riguarda i pozzi, non essendo presenti in campo dei misuratori di portata, non è stato possibile riscontrare i valori comunicati dal Consorzio che pertanto sono stati assunti tal quali come dato di progetto. È stata comunque pianificata da ARAP una campagna di misure di portata che prevede l’esecuzione di test di emungimento per la verifica dell’attuale efficienza dei pozzi.” e “Ad oggi risultano tuttavia carenti le informazioni di base indispensabili per il corretto dimensionamento della rete irrigua in progetto e per la richiesta di concessione di derivazione. Sulla base delle informazioni acquisite a seguito dei sopralluoghi effettuati ad hoc sui pozzi di progetto e degli incontri tecnici con i principali attori dell’iter autorizzativo del progetto stesso (Ufficio Demanio Idrico, Invasi e Sbarramenti, Consorzio di Bonifica Ovest), la stazione appaltante ha ritenuto di dover effettuare un approfondimento (in corso) attraverso l’esecuzione di test preliminari finalizzati alla verifica delle portate di esercizio dei pozzi.” (neretto nostro, ndr). In secondo luogo, il corpo idrico sotterraneo del Fucino già oggi non rispetta gli obiettivi di qualità fissati dalla UE nel 2000 essendo in stato “scadente” a causa di inquinanti e, appunto, captazioni, soffrendo una pressione antropica già oggi manifestamente insostenibile.
Le sorgenti Boccione e Restina
La disponibilità idrica delle sorgenti secondo ARAP a regime sarà di 1.230.850 mc/mese. Questa previsione si fonda, secondo quanto dichiarato dal progetto, sul prelievo di 362 l/s dalla sorgente Restina e 113 l/s dalla sorgente Boccione. Ammesso (e non concesso) che i dati dei rilievi sulle portate effettuati nel 2022-2023 siano indicativi in quanto fatti su un solo anno e in sole 4 giornate (!), tale disponibilità di 475 litri al secondo da sorgente non è detto che esista sempre, anzi, è probabile che vi siano criticità per lunghi periodi dell’anno. Infatti nei rilievi svolti a maggio 2022 le portate delle due sorgenti erano rispettivamente 268 l/s e 98 l/s per un totale di 366 l/s e, quindi, per 948.672 mc ben il 23% in meno rispetto al dato di prelievo preventivato. Addirittura in un rilievo la sorgente Restina ha una portata di 17 l/s rispetto ai 362 l/s inseriti nella tabella della disponibilità idrica cioè il 95% in meno! Inoltre, l’idea di captare tutta l’acqua di due sorgenti lasciando così a secco l’ambiente verso valle è assolutamente contraria a qualsiasi buona norma di sostenibilità ambientale.