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Oggi il mondo dei piccoli rincomincia a sognare di nuovo: fra libri e castelli di sale

 

A scuola, i tempi son cambiati, ma vorrebbero essere, in fondo, sempre gli stessi. Le creste bicolor si notano un po’ di più rispetto a prima, al giorno d’oggi, gli abbecedari hanno lasciato il posto agli smartphone di ultima generazione e le prof ammettono che oggi come oggi, per dirla tutta, la Costituzione italiana, dovrebbe essere letta almeno due volte in più, per capire davvero il senso della Riforma dei sensi. Ci sono tre tipi di saluti che riguardano l’avvicendarsi di un alunno al cancello della propria scuola, il primo giorno di anno scolastico. C’è chi non vuole tornarci perché la scuola ‘pesa’, ‘inculca’ e ‘ammaestra’. Chi vuole tornarci perché ‘oggi comincio la prima elementare’, ‘la prima media’ o ‘il primo anno di Liceo’ e chi si sente espropriato del suo dolce far niente, ma, comunque, la sente lo stesso trasalire forte quella cantilena che recita così: ‘oggi tutto ha un nuovo inizio. Oggi cambio le regole del gioco, oggi riscrivo tutto daccapo, quest’anno mi impegno, quest’anno sarò il primo in classifica’. Ed eccoli qui, i ragazzi delle nostre città, coloro che, a metà strada fra il ritmo di un neonato ed il passo di un uomo a malapena giudicante, si mescolano e si mischiano fra le auto che sfrecciano. I ragazzi delle nostre città si fanno versi gli uni contro gli altri, si tirano pacche sulla schiena e si sorridono come se non si fossero visti da tempo immemore.

 

Correndo, una di queste mattine qua, di ricomincio della scuola ad Avezzano, l’ho incontrato. Di spalle, percorreva silenzioso Via Aldo Moro, tra le chiacchiere mattutine delle dirimpettaie, ex casalinghe disperate. Era un ragazzo mediamente alto, belloccio, che indossava quei classici pantaloni dell’anticlassicità, che sono strettissimi alla base ma larghi all’apice, quelli che, insomma, si dicono alla moda. Camminava spavaldo, tronfio, come se non esistesse un domani mattina e nemmeno un domani notte. Ha detto al suo amico, che passeggiava accanto a lui, sul lato destro del marciapiede: «Adoro le mattine così, col silenzio totale intorno. Sembra quasi di stare al mare quando la gente è ancora chiusa negli hotel e nelle case. C’è silenzio, caldo e freddo, nessuno muove un dito. Il cielo sta fermo, la strada tace. Le macchine si svegliano, qualche uccello soggiace». Poi, mi ha fermata e mi ha chiesto: «Signora, ma per il mare?». Ho sorriso.

Se sarà una vacanza o meno, questo primo inizio dell’anno scolastico 2016/2017 non è dato saperlo. Un anno, in fondo, che sa già di tristezza. Un anno che è incominciato male, a rilento, acciaccato dalla furia di un terremoto. Ad Amatrice, ad esempio, la scuola ristrutturata recentemente, che è venuta giù come fosse un castello di carte napoletane, ha mescolato non poco le carte in tavola di tanti altri Enti comunale, anche in Abruzzo ed altrove. Domani, 13 settembre, secondo varie fonti autorevoli d’informazione, i ragazzi sopravvissuti alla violenza della terra incominceranno il nuovo anno scolastico in una ‘casa della cultura’ prefabbricata ex novo, costruita ad hoc da alcuni tecnici trentini che hanno lavorato senza sosta. Più di 100, saranno, invece, gli studenti che non apriranno il diario alla prima pagina di settembre nel cuore del loro territorio: alcuni sono morti, altri, colpa del caos, si sono già trasferiti altrove. A Rieti, invece, 160 giovani volenterosi di imparare, sui banchi di una scuola ‘speciale’, riprenderanno le redini di questo nuovo anno scolastico castigato, il quale verrà ufficialmente presentato dinanzi al Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, al presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi e ai sindaci di Amatrice e di Accumoli: le due città rimaste solo col nome e con una storia tutta da (ri)costruire. Saranno 160 coloro, cioè, che, mano nella mano, entreranno in questo nuovo castello di sale, fatto di speranze, credenze, fedi e fantasticherie, si spera, non vane. La nuova scuola prefabbricata, che sorgerà sulle spoglie della frazione di Villa San Cipriano, ad Amatrice, è dotata di 12 aule totali e di una superficie dispiegata di 600 metri quadri circa. Le classi della Scuola dell’infanzia, della primaria, della scuola media e del Liceo Scientifico convoglieranno tutte qui, quindi. Gli iscritti al momento sono 160: 160 voli di rondine in attesa di un cielo diverso.

E qui, qui dove tutto tace, qui dove le strade sembrano ancora quelle del mare per quanta calma piatta c’è, qui dove un sogno, forse, può crescere ancora in santa pace, cosa si racconta al futuro? «Non è facile lasciare andare da solo mio figlio Andrea verso il suo primo giorno di scuola, lui che è all’ultimo anno di asilo.  – afferma Azzurra Conte, una giovanissima mamma di Avezzano – Sicuramente non è facile; sulle mie spalle pesano tante responsabilità, così come incominciano a pesare anche sulle sue, talmente esili. Per me, ad esempio, è fondamentale l’educazione dei bambini, la quale, oggi come oggi, è, purtroppo, anche molto rara. Quasi tutti i bimbi della nuova generazione, infatti, sono viziati e senza regole. Io, invece, cerco di farmi amare e rispettare da madre. Lasciare i figli all’asilo o nelle varie scuole della città di appartenenza, non è mai un’operazione leggera, sia che si sia una mamma di 20 anni o una mamma di 40. Ma lui è tanto contento ed emozionato di rivedere gli amici e le maestre e questo un po’, devo dire, mi rincuora». Ecco una mamma giovane che va di pari passo ad un figlio altrettanto giovane. Il senso delle cose, in fondo, si rintraccia nelle piccole mani dei bambini che vogliono contenere le grandi parole dei genitori.

Foto di: Ansa.it

 

 

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