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Omicron 5, Crisanti: “Abolire autotest”

Il virologo: "Milioni di italiani si sono infettati e sono più protetti ma chi è lontano da ultimo vaccino è più esposto, avremo grosse oscillazioni"

L’estate avanza e nonostante il caldo crescono i contagi Covid, i ricoveri e le terapie intensive. “Omicron 5, questa variante nuova, non è uno scherzo. Non è più leggera” rispetto alle altre sottovarianti della famiglia “e non deve passare questo messaggio. Te la fai come fosse un’influenza se sei vaccinato. Poi, via via che passa il tempo dalla vaccinazione, la sintomatologia può diventare sempre più grave”. E’ il monito lanciato dal virologo Andrea Crisanti che torna a puntare il dito contro il dilagare degli autotest.

“I dati di Covid-19? Non sono più credibili. Io veramente penso che una misura da adottare d’urgenza dovrebbe essere abolire i tamponi rapidi a casa. I test fai-da-te vanno aboliti perché accecano il sistema sanitario, non sono sensibili, e molto spesso le persone non si autodenunciano o si denunciano tardi mettendo a rischio la propria salute. E’ diventato un ‘far west'”, afferma Crisanti.

E’ anche questo che sta spingendo la corsa del virus? “Certo – analizza il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova – I tamponi rapidi prima di tutto non sono sensibili, molto spesso risultano negativi, le persone in più non si denunciano, non fanno le quarantene e così è diventato un far west”. Per Crisanti “non si dovevano autorizzare i tamponi rapidi a casa. Quando mai un Paese civile affida ai propri cittadini la gestione della sanità pubblica? Non esiste”, dice l’esperto all’Adnkronos Salute. “Io avrei mantenuto un sistema serio di identificazione dei positivi. Poi, invece, per quanto riguarda il tracciamento la questione è più complessa”.

Intanto oggi si è creato un problema anche sui numeri, osserva il virologo, ed è difficile pure inquadrare bene l’impatto delle attuali sottovarianti come Omicron 5: “Si parla di aumento di positivi, ma quanti sono davvero questi positivi? Quante sono le persone che a casa si fanno il tampone ed è positivo e non lo dicono? Quante persone non vanno in quarantena e dovrebbero? Siamo nel far west della sanità pubblica. Non si capisce più niente”.

Il problema per cui vediamo questo nuovo rialzo delle curve dell’epidemia – spiega all’Adnkronos Salute il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova – “non è che dopo due anni siamo di nuovo impreparati. La dinamica dell’epidemia dipende da due fattori: l’indice di trasmissione del virus, quindi l’R0, e il livello di protezione della popolazione. Siamo di fronte a un’evoluzione del virus che sviluppa varianti in grado di infettare le persone vaccinate. E, dall’altro lato, la maggior parte della popolazione sta diventando più suscettibile perché si allontana temporalmente dalla data della vaccinazione”.

Anche il peso delle reinfezioni è cresciuto. Lo scenario che ci attende? Non sarà caratterizzato dalle maxi ondate drammatiche del passato, precisa Crisanti. “Dobbiamo aspettarci delle grosse oscillazioni – evidenzia – perché fortunatamente non tutta la popolazione è suscettibile” al virus. “Va tenuto presente che nel frattempo, da gennaio ad adesso, e anche a fine giugno, in Italia si saranno infettate con Omicron sui 20 milioni di persone. E queste persone sono sicuramente più protette di quelle vaccinate”.

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