Il decreto legge con la stretta sulle navi umanitarie “non è emendabile, ma andrebbe solo abrogato perchè ostacola i salvataggi in mare”. Piuttosto “è doveroso istituire una Commissione d’inchiesta su quanto accade nel Mediterraneo”. Ascoltate dalle commissioni riunite Affari costituzionali e Trasporti della Camera, le ong hanno contestato punto per punto il provvedimento firmato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
Da Alarm Phone ad Emergency, dall’Arci ad Open Arms, da Medici senza frontiere a Sea Watch, da Sos Mediterranee a Migrantes, le associazioni hanno rilevato, dati alla mano, gli effetti negativi del decreto sull’attività di soccorso. “Noi ora – ha spiegato il capo missione di Medici Senza Frontiere, Juan Matias Gil – andiamo via dopo il primo soccorso, quando prima facevamo 4-5 soccorsi in media a missione”, e la media delle persone salvate è così calata da 300 ad 80. La norma, ha osservato da parte sua Giorgia Linardi di Sea Watch, “pone delle difficoltà. Ultimamente ci siamo già riorganizzati con assetti più piccoli e veloci che possano essere più presenti in area Sar”.
Le ong valuteranno la possibilità di ricorrere contro il dl.
“La Cassazione – ha sottolineato Linardi – ha già ribadito nel 2020 che è impensabile sottrarsi al dovere di soccorrere chiunque si trovi in difficoltà in mare”. Per Filippo Miraglia dell’Arci, “l’unico obiettivo concreto, oltre alla criminalizzazione del salvataggio in mare, e quindi delle ong che lo fanno al posto degli Stati, è quello di allontanare le navi dal Mediterraneo centrale per limitarne l’operatività”. Il presidente del Consiglio italiano per i rifugiati, Roberto Zaccaria, ha definito il dl “incongruente e discriminatorio”.